Il decreto in materia di “partecipate”, uno dei contrafforti decisivi dell’intero impianto della riforma della Pubblica Amministrazione targata Marianna Madia e Governo Renzi, è pronto per il secondo “round” di pareri parlamentari. Il testo, “bollinato” dalla Ragioneria, giunge ora arricchito di alcune osservazioni espresse da deputati e senatori, con l’aggiunta di alcune modifiche rispetto alla versione entrata in Consiglio dei ministri giovedì scorso (leggi l’articolo Riordino partecipate: approvato in Cdm il testo di legge). La previsione di massima per l’ok finale colloca tale termine per la fine della prossima settimana: insomma, entro la fine di luglio il testo dovrebbe essere ufficializzato nella sua versione definitiva.
Tra le modifiche che affiorano al testo del decreto legislativo relativo al testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, vanno citate: la soglia di fatturato medio sotto la quale le società vengono chiuse ritorna a 1 milione di euro (era la metà nel testo licenziato dal Cdm). Anche il rosso di bilancio per quattro dei cinque esercizi precedenti ora non ha più sconti. Dall’altro lato sparisce il bonus assegnato ai manager di società controllate in perdita, ritornando così alla versione originaria: “In caso di risultati negativi attribuibili alla responsabilità dell’amministratore, la parte variabile non può essere corrisposta”.
Viene depotenziato il potere di intervento della Corte dei conti nella costituzione di partecipate. Nel testo originario (varato in gennaio) le amministrazioni che vogliono aprire nuove società o acquisire partecipazioni hanno l’obbligo di inviare l’atto deliberativo alla Corte dei Conti che ha trenta giorni di tempo per “formulare pareri” e “chiedere chiarimenti” all’amministrazione. Nel nuovo testo, il passaggio alla Corte dei Conti permane a “soli fini conoscitivi”.
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