ROMA – Ha quattro zampe il tavolo che Raffaele Fitto sta aprendo in questi giorni con i governatori delle regioni meridionali, quattro grandi capitoli di finanziamento che garantiranno le risorse al piano per il Mezzogiorno e un raccordo tra questo piano e gli altri programmi di spesa. «Questa è una delle forme di perequazione del futuro federalismo », ha detto ieri il ministro delle Regioni, facendo capire – al termine di un primo incontro con il commissario Ue alle politiche regionali, Johannes Hahn – come l’intenzione del governo sia quella di intrecciare il piano e il riassetto federalista. Due dei quattro capitoli di risorse che incrociano il piano sono noti: i fondi europei per cui la spesa è già in corso e i fondi nazionali per le aree sottoutilizzate (Fas) 2007-2013 che ammontano a 14 miliardi e, fatta eccezione per la Sicilia, devono ancora essere distribuiti a finanziamento dei piani regionali. I fondi europei non entreranno direttamente nel piano Fitto, ma si vuole un maggiore coordinamento dei diversi livelli di pianificazione per concentrare comunque le risorse sulle priorità infrastrutturali. Anche il commissario europeo ha parlato ieri, in evidente sintonia con il ministro, dell’esigenza di una «riprogrammazione che punti sulle priorità di infrastrutture prioritarie come le ferrovie». Quanto ai Fas 2007-2013, i 14 miliardi restano il piatto forte del piano per il Sud. Di un altro capitolo di risorse che vanno a comporre il mosaico, il Fas 2000-2006, Fitto ha già parlato al momento in cui, due settimane fa, ha assunto la nuova delega sui fondi. Il ministro ha fatto capire che può essere nascosto nei bilanci delle regioni un tesoretto di risorse non spese e da riprogrammare. A quanto ammonti il «riprogrammabile » anche qui non è chiaro, ma il ministro è convinto che possa trattarsi di diversi miliardi di euro. Il quarto capitolo invece è la sorpresa di questi giorni: sono le «risorse liberate» dalla programmazione europea 2000-2006 che già nella manovra del 2008 il governo tentò di recuperare. Il tentativo finì poi su un binario morto. Sono le risorse che vengono liberate via via che i “progetti sponda” inseriti nella programmazione comunitaria vengono rifinanziati con le tradizionali risorse nazionali. Possono valere tra i 12 e i 14 miliardi secondo le stime del governo e hanno un pregio in questa fase: sono pronta-cassa, contrariamente al Fas che di disponibilità effettive di cassa ne ha ben poche e generalmente impegnate per destinazioni più urgenti (come gli ammortizzatori sociali). Si tratta di risorse di cui le regioni sono molto gelose, ma Fitto ha subito chiarito che non c’è nessuna intenzione da parte del governo di sottrarle ai governatori. L’obiettivo è semmai quello di riprogrammare le risorse, superando la loro parcellizzazione e convogliandole su effettive priorità strategiche infrastrutturali. Fitto ha incontrato finora uno a uno, riservatamente, Caldoro (Campania), Scopelliti (Calabria), Lombardo (Sicilia) e De Filippo (Basilicata). Ha illustrato a tutti le linee-guida del suo progetto. Pur in un clima che in questo momento con le regioni è molto teso, il ministro dice di aver incassato attenzione e interesse. Nessuna tensione, per ora, anche rispetto al tema delicato della riprogrammazione di fondi già assegnati. «Voglio un confronto serio che non eluda il tema dell’efficacia della spesa», dice il ministro che però guarda oltre, in chiave federalista, alla possibilità di una nuova pianificazione concentrata sulle grandi priorità, capace di mettere d’accordo esecutivo e regioni. La settimana prossima Fitto incontrerà anche i governatori di Puglia, Sardegna, Abruzzo e Molise e a quel punto si comincerà a capire se il piano per il Sud comincerà effettivamente a decollare.
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