Sacchetti di plastica addio: dalle parole si passa ai fatti. Dopo l’approvazione della delibera che mette al bando gli shopper di nylon, la Sala Rossa ha modificato il regolamento di polizia urbana. Da oggi negozi, supermercati e ambulanti che usano buste in polietilene rischiano una multa che, da manuale, va da 25 a 250 euro. Secondo la prassi i civich, in caso di irregolarità, dovrebbero staccare un verbale da 50 euro all’esercente che si ostina a lasciare nel cesto vicino alla cassa sacchetti non bio. La proposta di modifica del regolamento è stata avanzata dagli assessori Domenico Mangone (Polizia municipale), Roberto Tricarico (Ambiente), e Alessandro Altamura (Commercio). La decisione di bandire gli shopper tradizionali è nata quasi un anno fa per anticipare a Torino la direttiva europea. L’obiet-tivo è quello di favorire solo l’uso di quelli bio che durano tra i 12 e i 18 mesi prima di degradarsi contro i decenni di una busta in polietilene. La nuova norma, approvata con 27 voti a favore dal consiglio comunale, stabilisce che, all’interno dei confini della città, negozi, bar, grandi magazzini, commercianti ambulanti e produttori agricoli non possano più distribuire ai loro clienti «sacchetti che non corrispondano ai criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario». Tradotto? Stop alla plastica non biodegradabile. In Italia la produzione dei cosiddetti shopper a canottiera consuma ogni anno 27 milioni di barili di petrolio, dai quali vengono ottenute 260 mila tonnellate di polietilene. Unica deroga? Le scorte in magazzino. Gli operatori commerciali potranno smaltire le eventuali scorte di buste non a norma acquistate prima dell’entrata in vigore della modifica. E non si tratta di un escamotage per i negozianti furbetti: non basterà dire ai vigili che i sacchetti sono rimanenze di magazzino, bisognerà dimostrare che sono stati comprati prima dell’approvazione del nuovo regolamento. «Non c’è nessuna intenzione di partire con le multe a raffica – sottolinea Roberto Tricarico, assessore all’Ambiente – da quando si è iniziato a discutere di buste bio molti supermercati si sono adeguati spontaneamente, così come diversi esercenti, ambulanti compresi». Ora si passa alla fase due, quella in cui la buona volontà non basta più. «Una norma chiara – aggiunge Tricarico – che preveda una sanzione è necessaria». Torino è il primo tra i grandi comuni italiani a mettere al bando le buste di plastica. Un processo lungo quasi un anno sfociato, come ultimo atto, nella modifica al regolamento di polizia urbana. Il problema, ora, potrebbero essere i produttori di sacchetti tradizionali. Altre grandi città seguiranno a ruota la scelta fatta da Palazzo Civico e per le imprese del settore vorrebbe dire un duro colpo ai fatturati. Qualche azienda del comparto tenterà forse la strada del Tar per impugnare la delibera e la modifica del regolamento fatta dalla Sala Rossa giocando sul fatto che sono slittati i termini di recepimento della direttiva europea. «Potrebbe accadere – aggiunge Tricarico – ma siamo pronti a sostenere che, al di fuori della direttiva Ue, i Comuni hanno piena autonomia di decisione su questa materia all’interno del proprio territorio».
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