BARI – C’è chi lo definisce «il Mahatma Ghandi dei nostri tempi». E chi – più prosaicamente – lo paragona all’allenatore della Germania, sostenendo che «ha fatto per la comunità italiana ciò che Joachim Löw ha fatto per il calcio tedesco». Quale che sia il personaggio cui paragonarlo, tutti concordano su una cosa: Domenico Lucano, 52 anni, sindaco di Riace, merita di vincere il premio di «miglior primo cittadino del mondo». Un contest internazionale che, nelle edizioni precedenti, ha visto in gara sindaci come Walter Veltroni (fu terzo nel 2004), Massimo Cacciari e Sergio Cofferati. Un altro italiano, per la verità, era in gara anche quest’anno: Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, escluso dalla rosa dei 25 finalisti proprio perché «sconfitto» dal collega Domenico Lucano. Che intanto, dalla sua Riace, reagisce soddisfatto alla notizia che «per una volta si parla delle persone e non dei Bronzi» e ammette candidamente alla giornalista di Vanity Fair Simona Verrazzo: «Cca dittu? Un premio? Mannaggia non lo sapevo. Quannu lo danno?». Toccherà attendere l’autunno. Lucano, nel frattempo, può godersi una candidatura arrivata «a sorpresa» per sostenere l’azione amministrativa dell’uomo che governa le 1.700 e passa anime di questo paese in provincia di Reggio Calabria. Il suo nome è finito al ballottaggio dopo una selezione fatta da 118.000 cittadini di tutto il mondo che hanno segnalato un totale di 840 sindaci. Obiettivo del network (www.worldmayor.com), controllare e premiare l’operato dei sindaci impegnati sui temi di accoglienza, sanità, istruzione, sicurezza. Lui, Lucano (che in finale dovrà vedersela con i primi cittadini di Calgary, Città del Messico, Dubai e Newark) ha trasformato Riace in un modello d’integrazione, ha contribuito a farla diventare set per il regista Wim Wenders (Il volo) e s’è preso pure il lusso di invitare Umberto Bossi «perché ci prenda ad esempio». Ora che è diventato popolare nel mondo, Domenico Lucano incassa anche appoggi inaspettati. Come quello del Pd, che ha chiesto al presidente della Camera Gianfranco Fini di riceverlo. Peccato che, quando si candidò alla carica di sindaco, fu proprio il Pd a tentare di impallinarlo con il fuoco amico sostenendo un altro candidato (il segretario del circolo democrat). Sarà che ci hanno ripensato. O, magari, sarà che a Riace alle facce di bronzo ci hanno fatto l’abitudine.
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