Ci risiamo. A Roma non c’è verso di espletare una normale gara d’appalto nell’unico settore non ancora bloccato dalla crisi delle casse capitoline: i lavori di manutenzione stradale. E così, come già accaduto l’anno scorso, anche il famoso “piano buche” – più volte annunciato dal sindaco Alemanno, diviso per lotti e finanziato nel bilancio 2010 con ben 50 milioni di euro – sarebbe stato gestito dal XII Dipartimento mediante affidamenti a trattativa privata. Ovvero con una gara non già a trattativa privata, bensì a inviti rivolti a poche e selezionatissime imprese. A denunciarlo, il presidente della Commissione consiliare Controllo e Trasparenza Massimiliano Valeriani, che ieri ha presentato una interrogazione urgente al primo cittadino per sapere se è a conoscenza che «nei giorni scorsi si sarebbe proceduto, per circa 40 appalti da un milione l’uno, all’attivaz-ione della procedura di trattativa privata per la manutenzione delle strade» e cosa intenda fare contro «l’uso smisurato di tali procedure, per impegni di spesa così rilevanti, che determinano un’evidente alterazione del mercato». Vuol vederci chiaro l’esponente del Pd che già qualche mese fa, dopo aver rilevato diverse irregolarità sugli appalti espletati nel 2009, aveva presentato un esposto alla Corte dei Conti. Una preoccupazione condivisa con il presidente della Lega Coop Lazio, Stefano Venditti, a capo di una delle organizzazioni più attive nel settore lavori pubblici. «In una fase di crisi, l’ultima cosa che dovrebbe fare un ente locale è derogare alle regole del mercato», ragiona Venditti: «Il sistema delle imprese di Roma e del Lazio è già in enorme sofferenza, vessato dalle addizionali regionali e comunali più alte d’Italia, se poi si decide pure di limitare la concorrenza e azzerare la trasparenza, il crollo della competitività diventa inevitabile». Un fenomeno «gravissimo» quello del ricorso continuo alla «trattativa privata che esclude tutte le imprese non oggetto dell’invi-to», conclude il leader delle Coop. «L’assenza di gare d’appalto, oltre a ingenerare sospetti, stabilisce il privilegio di alcuni rispetto ad altri. Un meccanismo francamente inaccettabile».
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