Cappellacci cala l’asso tagliatutto

La Sardegna tenta di intervenire sui costi della politica in vista di una manovra di sacrifici

Italia Oggi
7 Luglio 2010
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Taglia province, riduce le società partecipate e trova perfino il modo di dimostrare che la sua regione, quanto a capacità di spesa dei fondi europei, non è seconda a nessuno. Soprattutto, è pronto a calare la mannaia sulla sua indennità e su quelle degli assessori. Ugo Cappellacci, governatore della Sardegna, nelle ultime settimane è passato all’offensiva. E dopo avere annunciato l’intenzione di ridurre di nuovo da 9 a 4 le province sarde (guarda caso proprio quelle nelle quali alle ultime elezioni il Pdl è stato sconfitto), e avere dato un colpo di bisturi, sempre nelle intenzioni, alle quattro agenzie istituite dal suo predecessore Renato Soru, si prepara a sfoltire l’affollato panorama delle società a partecipazione regionale, 22 in tutto, per un impegno di 322 milioni di euro. Un programma molto ambizioso, quello di Cappellacci, che è rimasto invischiato nelle inchieste sui parchi eolici off shore (tra gli indagati c’è anche il coordinatore del Pdl, Denis Verdini) e tenta di recuperare consensi con una manovra molto impegnativa. Che costerà qualcosa anche al personale politico dell’isola, se è vero che, come ha annunciato ieri il presidente della regione, le indennità subiranno un drastico ridimensionamento, così come sarà ridimensionato il parco delle auto blu. «Ridurremo del 20% le indennità del presidente e degli assessori e del 50% delle auto blu del parco mezzi della regione», ha dichiarato Cappellacci nell’illustrare i provvedimenti che rientreranno nella manovra di assestamento di 380 milioni che la giunta si accinge a varare. «In questo momento di crisi vogliamo dare un segnale forte di attenzione verso i cittadini che chiedono alla politica soluzioni concrete, l’eliminazione di rami secchi e maggiore rigore». I tagli a indennità e auto blu, in altre parole, serviranno a fare accettare ai cittadini sardi riduzioni di spesa che saranno pesanti. E sono stati i rappresentanti isolani di Cgil, Cisl e Uil a pretenderli in cambio di sacrifici dolorosi, «Se la spesa va tagliata e al tempo stesso si mantengono invariati gli investimenti nei settori strategici, nella scuola e nel sociale e verso le povertà, il piano antisprechi deve avere un respiro più ampio e condiviso, partendo proprio dai costi della politica», è il parere dei rappresentanti dei lavoratori. Che hanno chiesto a Cappellacci di impegnarsi nel recupero dei fondi Fas e per ottenere dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti lo scongelamento delle entrate finanziarie della regione. Compito improbo, questo, se si considera l’atteggiamento intransigente del numero uno del dicastero di via XX Settembre nei confronti dei governatori e delle loro lamentele sui sacrifici di bilancio richiesti. A Tremonti, che qualche giorno fa aveva definito «cialtroni» i governatori del Sud, per la asserita (dal ministro) incapacità di spendere i fondi messi a disposizione dall’Unione europea (44,5 miliardi nel 2007-2013), ha replicato l’assessore sardo per il bilancio Giorgio La Spisa: «Tra le regioni del Sud la Sardegna è al primo posto per utilizzo dei soldi del Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-2013,», ha dichiarato . «Entro il primo biennio occorreva spendere 273 milioni. Ne abbiamo speso 280, andando ben oltre la soglia che pure era altissima. Non si capisce come qualcuno possa affermare che si sta procedendo lentamente». Una risposta che secondo l’opposizione di Sardegna democratica nasconde una realtà non lusinghiera, ma tant’è. In politica contano i numeri, e La Spisa li ha dati. Poi, che siano del tutto veri, è un altro discorso.

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