L’impresa in un giorno stavolta può davvero diventare realtà. Il percorso di avvicinamento (durato anni) forse conosce oggi l’ultima tappa: quella delineata nell’emendamento alla manovra firmato dal relatore del provvedimento al Senato, Antonio Azzollini. Quando la conversione del Dl 78/2010 sarà definitivamente approvata, basterà infatti una semplice segnalazione certificata perché un impresa possa aprire immediatamente i battenti. In pratica, imbocca così una corsia preferenziale la parte del progetto del governo per la semplificazione realizzabile per legge ordinaria. La nuova procedura (si chiamerà Scia) sostituirà ogni autorizzazione, licenza, permesso o nulla osta per l’avvio di attività imprenditoriale, commerciale o artigianale il cui rilascio dipende dalla verifica di requisiti. Non deve trattarsi di attività per le quali sia prevista qualche forma di contingentamento così come non vale per le attività a carattere prevalentemente finanziario, per le quali il percorso autorizzatorio si rende necessario anche a garanzia dei futuri utenti. Più in generale, la novità si traduce in un abbattimento, quasi totale, dei tempi di attesa. Al netto delle precondizioni, come ad esempio il versamento del capitale o quelle di natura contabile, tutto viene condensato in un giorno. Grazie anche a ComUnica: il sistema telematico che, dopo un periodo sperimentale, è diventato dal 1° aprile scorso la sola opzione per tutti gli adempimenti riguardanti l’agenzia delle Entrate, l’Inail, l’Inps e le Camere di commercio. Tempi ridotti significa anche distanze ridotte e meno differenze territoriali. Dagli attuali standard ?monitorati da due studiosi di Bankitalia ? significherebbe fare un passo avanti di 26 giorni nelle Isole e di 23 giorni al Sud nelle attese per iniziare a fare la propriamente. A Nord, il dato di partenza (che comunque non risente ancora degli effetti di ComUnica) è migliore ma in ogni modo si tratterebbe di dare un taglio di quasi due settimane. Oltre i tempi, la norma che verrà abbatte anche uno steccato concettuale per il quale era comunque l’amministrazione a dover dare il definitivo sì. Da quando la disposizione sarà legge, la parte pubblica potrà bloccare l’attività o a limitarne gli eventuali effetti dannosi ma entro 30 giorni dal ricevimento della segnalazione. E solo nei casi di accertata carenza dei requisiti per i quali è stata presentata un’autocertificazione allegata alla segnalazione iniziale. Passato questo intervallo temporale, l’intervento sarà possibile solo in presenza del rischio concreto di un danno a interessi seri come il patrimonio artistico e culturale, la sicurezza pubblica, la salute e l’ambiente. Sempre che il problema non possa essere risolto con un adeguamento alle leggi esistenti. Ma la semplificazione e la riduzione di oneri a carattere burocratico a carico delle imprese non finiscono qui. Né potrebbero esaurirsi al solo avvio dell’attività. I parametri considerati dalla Banca mondiale per misurare la capacità di fare impresa nei vari paesi mostrano come l’Italia debba ancora recuperare terreno anche su altri fronti, che rivelano ancora una bassa qualità del regole. Dalle procedure per la tutela della proprietà intellettuale alla voce «esecuzione dei contratti» che tocca una parte rilevante delle procedure giudiziarie per ottenere pagamenti di prestazioni o servizi resi. Il gap con la media Ocse è sensibile sotto il profilo delle procedure necessarie (40 a fronte di 30) ma soprattutto sui tempi: da noi le imprese attendono quasi il triplo per veder riconosciuti i propri diritti. Senza dimenticare il capitolo fisco dove, anche non volendo considerare il capitolo del prelievo, le ore all’anno che si impiegano per effettuare i versamenti – sempre secondo l’ultima edizione del «Doing business» – sono 334 quando in tutta l’area Ocse ne servono 194. Spie rosse che segnalano come il fattore tempo in chiave competitività sia determinante non solo all’inizio della vita di un’impresa. Come sottolineato anche dallo stesso Ocse nell’ultimo rapporto in materia sul nostro paese, che pure ha evidenziato i passi avanti fatti sul fronte della better regulation. Anche per questo probabilmente nella seconda parte della disposizione che punta a introdurre la segnalazione certificata vengono dati al governo 12 mesi (dopo l’entrata in vigore) per adottare uno o più regolamenti chiamati a semplificare ulteriormente la vita alle attività produttive.
BASTA LA SEGNALAZIONE
Una semplice segnalazione da parte del diretto interessato sostituirà ogni atto di autorizzazione, licenza, permesso o nulla osta, comprese le domande per le iscrizioni in albi o ruoli richieste per l’esercizio di attività imprenditoriale, commerciale o artigianale il cui rilascio dipende dalla verifica di requisiti e per cui non sia previsto alcun limite o contingente complessivo, con la sola esclusione degli atti imposti dalla normativa comunitaria. L’attività oggetto della segnalazione può essere iniziata dalla data di presentazione della segnalazione. Le semplificazioni non valgono però per le attività economiche a prevalente carattere finanziario.
STOP SOLO ENTRO 30 GIORNI
L’amministrazione pubblica a cui è stata inviata la segnalazione può vietare la prosecuzione dell’attività,nel caso accerti la carenza di requisiti e presupposti, entro i 30 giorni successivi dal ricevimento, salvo che l’interessato provveda a conformare alla normativa vigente l’attività entro un termine fissato dall’amministrazione e in ogni caso non inferiore a trenta giorni. Trascorsi tali termini, sarà possibile intervenire solo in presenza del pericolo attuale di un danno grave e irreparabile per il patrimonio artistico e culturale,per l’ambiente,per la salute, per la sicurezza pubblica o la difesa nazionale e comunque solo dopo aver accertato che non sia possibile garantire una tutela conformando l’attività intrapresa alla normativa vigente. Chiunque, nelle dichiarazioni o attestazioni che corredano la segnalazione di inizio attività, dichiara o attesta falsamente l’esistenza dei requisiti o dei presupposti è punito con la reclusione da uno a tre anni.
I CRITERI
Il governo è chiamato ad adottare uno o più regolamenti entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione della manovra che semplifichino gli oneri su piccole e medie imprese in base a sei criteri-guida: a) proporzionalità degli adempimenti amministrativi in relazione alla dimensione dell’impresa e al settore di attività, nonché alle esigenza di tutela degli interessi pubblici coinvolti; b) eliminazione di autorizzazioni, licenze, permessi o dichiarazioni, attestazioni, certificazioni e degli adempimenti amministrativi e delle procedure non necessarie rispetto alla tutela degli interessi pubblici in relazione alla dimensione dell’impresa o alle attività esercitate; c) estensione dell’utilizzo dell’autocertificazione; d) informatizzazione degli adempimenti e delle procedure amministrative; e) soppressione delle autorizzazioni e dei controlli per le imprese in possesso di certificazione Iso equivalente, per le attività oggetto di tale certificazione; f) coordinamento delle attività di controllo per evitare duplicazioni e sovrapposizioni, assicurando la proporzionalità in relazione alla tutela degli interessi pubblici coinvolti.
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