Dopo sette mesi di lavoro, 55 sedute, 162 ore di dibattito, 1.395 emendamenti discussi e mezzo milione di euro spesi tra gettoni, cene e straordinari, il consiglio comunale ha adottato il Piano di governo del territorio, il nuovo documento urbanistico che sostituirà il Piano regolatore dell’80 e disegnerà la Milano del futuro. È successo nella notte tra martedì e ieri, alle 3.55, con il voto favorevole di 28 consiglieri di centrodestra e quello contrario di 20 del centrosinistra. E senza il voto del sindaco Moratti che, nonostante le ultime apparizioni in aula per salvare il numero legale, l’altra notte non ha assistito all’approva-zione di quello che lei stessa ha più volte definito «il provvedimento più importante del mandato». Eppure, nell’affollatissima conferenza stampa convocata per spiegare i meriti del Pgt, commenta: «È una giornata bellissima per Milano, che rimarrà nella storia». Così «come la sua assenza» aggiunge l’opposizione: «È stato uno sgarbo per la città – spiega il consigliere Giuseppe Landonio – e dimostra disprezzo per il consiglio comunale, dove il sindaco si è distinta solo per il suo assenteismo». Nonostante il ritardo e il confronto serrato tra i partiti (soprattutto sul futuro del Parco Sud) che ha fatto pensare più volte che non se ne venisse a capo, il Consiglio ieri ha chiuso il primo round del Pgt. Il secondo partirà a settembre con la pubblicazione del documento, la raccolta delle osservazioni (ottobre) e il ritorno in aula per l’appro-vazione definitiva tra febbraio e marzo 2011. «È un piano che prevede più verde, più infrastrutture e più servizi per i cittadini – spiega la Moratti – , costruito affinché l’interesse sociale prevalga rispetto a quello pur legittimo dei privati». Con l’obiettivo, entro il 2030, di garantire una fermata della metro a non più di 500 metri da casa per tutti e i servizi di base – che saranno realizzati dai privati – a massimo 10 minuti a piedi. E ancora, riqualificazione urbana, ecosostenibilità, housing sociale e rilancio della vocazione agricola del Parco Sud (almeno nella parte di competenza del Comune di Milano). «Quella di ieri è stata una grande vittoria della politica che ha dimostrato di essere più matura di tanti intellettuali – commenta Carlo Masseroli, assessore all’Urbanistica e padre del Pgt – , lavorando insieme per fare un importante passo avanti per la città. L’adozione è stata il frutto di una discussione giustamente accanita, che ha permesso anche di apportare una serie di cambiamenti al testo originale». E anche se la battaglia non è ancora finita, Masseroli aggiunge: «Mai Milano ha avuto un piano così innovativo che permetterà alla città di crescere in maniera armoniosa, senza consumare un metro quadrato di suolo vergine». Applausi arrivano dal mondo delle imprese. Con Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda, che dice: «Il Pgt è un importante atto politico e amministrativo per fornire un quadro certo di obiettivi e regole». Anche Carlo Sangalli, presidente dell’Unione del commercio, è favorevole, ma si augura che «il Pgt guardi fuori dai confini comunali per confrontarsi con il grande sviluppo alle porte di Milano». Resta molto critica l’opposizione, che in aula ha votato contro. «Il Pgt è un piano finanziario, figlio di un’economia vecchia, lontana dal prodotto e vicina alle bolle speculative» spiega Milly Moratti. Con Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd, che aggiunge: «Una grande occasione persa per Milano, lo riscriveremo da cima a fondo dopo le elezioni». Il centrosinistra infatti conta di riprendere la battaglia contro il provvedimento a gennaio, quando il Piano tornerà in consiglio comunale per l’approvazione. E dopo che la città avrà fatto le sue osservazioni. I tempi sono molto stretti – non oltre 90 giorni dalla fine del periodo delle osservazioni – e le elezioni del 2011 un grosso ostacolo.
Il Consiglio vota nella notte il Pgt Pdl e Lega vincono il primo round
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