La guerra continua. Anche se un piccolo punto a proprio favore lo ha segnato l’Anci, grazie all’accordo con il governo del 9 luglio, dove si allude a un ripensamento dei poteri dei comuni sul catasto. Un passo indietro: il passaggio delle funzioni catastali sembrava cosa fatta quando il Dpcm del 14 giugno 2007 aveva stabilito tre livelli di assunzione delle funzioni. Il terzo prevedeva addirittura la definizione dell’aggiornamento della banca dati catastale sulla base delle proposte di parte,o di adempimenti d’ufficio. A disposizione 46 milioni e 3mila dipendenti del Territorio da assegnare ai municipi. Ma un ricorso di Confedilizia aveva bloccato tutto per due anni. Proprio la funzione tipica del terzo livello, secondo Confedilizia, di fatto consegnava in toto la gestione del catasto ai comuni. Dopo varie pronunce, il Tar Lazio (sentenza 4312/2010) ha deciso che ai comuni potevano essere concesse tutte le funzioni previste dal Dpcm, però confermando l’annullamento dell’articolo 3, comma 4, per cui il governo avrebbe dovuto emanare un nuovo Dpcm per meglio precisare le specifiche attività di esercizio delle funzioni dei comuni: «soprattutto per impedire forme di accertamento catastale del tutto arbitrarie». Nel frattempo, però, è arrivato il Dl 78/2010 con il successivo emendamento (già passato in Senato e in arrivo sul treno blindato per la Camera): l’articolo 19 dedica il primo comma alla nascita dell’Anagrafe immobiliare, la cui premessa è l’allineamento tra le banche dati del catasto e quelle della pubblicità immobiliare. L’Anagrafe,da realizzare in collaborazione con i comuni, verrà messa a loro disposizione gratuitamente. I comuni sono chiamati anche a migliorare e aggiornare la qualità dei dati, cooperando con l’agenzia. Così il Dpcm del 14 giugno 2007 viene superato e ora la gestione dell’attribuzione delle rendite è in mano al Territorio, perché l’unica fase che sarà svolta in forma partecipata con i comuni è quella della vigilanza sulla fase di registrazione e accettazione degli atti. Tra i contentini ai comuni, una commissione paritetica con l’agenzia per controllare la qualità dei servizi catastali. Nell’accordo sottoscritto il 9 luglio tra Anci e governo, però, sembra nascere un’ipoteca su queste attribuzioni: il Governo si è impegnato «ad aprire un tavolo di monitoraggio presso la conferenza stato città ed autonomie locali che, entro il 30 ottobre, verifichi la possibilità di prevedere che la funzione ammini-strativa catastale sia attribuita ai comuni e siano riservati all’Agenzia del territorio i compiti di coordinamento e vigilanza». Una definizione che lascia aperta la strada a un altro ripensamento in chiave federalista.
Catasto decentrato: un punto ai sindaci
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