A Bossi si complicano le assunzioni

La Commissione Ue ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per il caso Bolzano

Italia Oggi
20 Luglio 2010
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Strada in salita per la regionalizzazione delle assunzioni dei docenti della scuola statale. La Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia, perché la provincia di Bolzano ha previsto una priorità per l’accesso ai concorsi pubblici per i residenti. E in più ha imposto ai cittadini comunitari la presentazione di un certificato di conoscenza della lingua italiana rilasciato da un organo provinciale. L’intervento dell’organo comunitario rischia di frapporre un ostacolo insormontabile al progetto dei leghisti capeggiati da Umberto Bossi di regionalizzazione delle assunzioni, perché dichiara illegittima qualsiasi preferenza per i residenti. E pone seri interrogativi circa la legittimità dell’obbligo a carico dei docenti non italiani di superare l’esame «Celi 5 doc» presso l’università per stranieri di Perugia, per accertare la conoscenza delle lingua italiana, quale condizione per spendere le abilitazioni straniere ai fini dell’accesso nelle graduatorie a esaurimento. La comunicazione della Commissione è stata diffusa dall’ufficio stampa dell’organo comunitario (IP/10/800). «La libera circolazione dei lavoratori è un diritto fondamentale dell’Unione europea», si legge nella nota, «che garantisce la non discriminazione delle persone in base alla loro nazionalità». Cassare la residenza. Citando la giurisprudenza della Corte di giustizia (sentenza del 6.6.2000 nella causa C-281/98 Angonese), la Commissione ha affermato, inoltre, che la richiesta di un certificato specifico emesso solo nella provincia di Bolzano quale unico mezzo per comprovare la conoscenza della lingua costituisce una discriminazione in base alla nazionalità, poiché mette i cittadini degli altri Stati membri in una condizione di svantaggio nei confronti dei residenti della provincia, per la più parte cittadini italiani. Secondo la Commissione, «anche la priorità concessa sulla base della residenza costituisce, per gli stessi motivi, una discriminazione indiretta in base alla nazionalità.». La questione riguardava un provvedimento adottato dalla provincia di Bolzano e, dunque, non ha effetti immediati sul reclutamento del personale della scuola. Ma mette a rischio anche la legittimità dell’attuale sistema delle graduatorie a esaurimento. I rischi per le graduatorie. Il problema non riguarda il riconoscimento dei titoli di abilitazione stranieri, che peraltro consentono di entrare nelle graduatorie a esaurimento, aggirando il divieto derivante dalla natura ad esaurimento delle graduatorie. Riguarda invece la condizione del superamento dell’esame «Celi 5 doc» presso l’università per stranieri di Perugia. Condizione, questa, che sbarra l’accesso alle graduatorie per i cittadini comunitari di nazionalità non italiana sprovvisti di tale titolo, sebbene in possesso dell’abilitazione riconosciuta. Insomma, una questione in tutto analoga a quella oggetto dell’intervento della Commissione. E a ciò va aggiunta la dichiarazione di incompatibilità con il Trattato della norma della provincia di Bolzano che assegna una priorità ai residenti ai fini dell’accesso agli impieghi pubblici. Incompatibilità che mette i bastoni fra le ruote al progetto di regionalizzare l’accesso all’insegnamento nella scuola statale. Che dovrebbe avvenire imponendo agli interessati la previa residenza nella regione dove intendano concorrere per le assunzioni. Dunque, più che una priorità nell’assunzione, in questo caso si tratterebbe di un requisito necessario, in assenza del quale l’accesso all’insegnamento verrebbe precluso. Resta da vedere, a questo punto, quale condotta assumerà il governo nella gestione della questione. La procedura di infrazione, peraltro, è ancora nella fase precontenziosa. E dunque, la Commissione si è limitata ad inviare all’Italia un parere motivato al quale il nostro paese dovrà conformarsi. Ma se l’Italia non darà una risposta soddisfacente, la Commissione potrebbe ricorrere alla Corte di giustizia. E in caso di condanna potrebbe verificarsi un effetto domino da parte dei giudici italiani fin da adesso sulla questione della conoscenza della lingua.

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