Occhio ai limiti di velocità, ma non troppo. Il nuovo codice della strada, che dovrebbe essere licenziato per decreto nel corso della prossima settimana, contiene una norma stravagante che sembra smentire, pur affermandola, la severità e la necessaria invasività dei controlli elettronici della velocità mediante autovelox. La norma dice in sostanza che gli apparecchi non possono essere piazzati a meno di un chilometro dal cartello che indica il limite. Come dire: frenate, ma frenate lungo. È uno dei tanti punti controversi del nuovo codice che cerca di giostrare alla meno peggio in quel ginepraio di federalismo ante-litteram che è la normativa stradale. In particolare, la legge stabilisce che oggi, a collocare i cartelli con i limiti di velocità, siano gli enti proprietari delle strade: cioè quantitavamente l’Anas, che è proprietario di tutte le autostrade in concessione, ma poi ? fuori dai caselli ? soprattutto comuni, regioni e province. Questo significa via libera alla più totale discrezionalità: limiti di 30 chilometri all’ora all’inizio di rettilinei larghi e sicuri, o di 70 prima di curve a tornanti. Tutto dipende dalla cervellotica determinazione di sindaci e assessori che di sicurezza stradale ne sanno come di astrofisica: zero. Da qui l’esigenza di distanziare l’autovelox dall’inizio del divieto: perché il legislatore sa di non potersi fidare del buon senso di chi dispone i cartelli. Ma in questo modo si adotta un rimedio che è peggiore del male, perchè avere un chilometro da percorrere prima di dover temere la multa è un invito per bruciare semafori, incroci, dossi… è un invito a trasgredire. Del resto, anche i cartelli che informano dell’imminente installazione di un autovelox, presenti da sempre sulle nostre strade, sono surreali: se un divieto di velocità è tale, dev’esserlo sempre, e non soltanto quando c’è un autovelox a rilevare l’eventuale infrazione: quindi ? si chiedono le associazioni di consumatori più severe contro i pirati della strada ? perché avvisare i potenziali trasgressori del rischio di essere multati? Che si prendano il controllo «a sorpresa», almeno verranno multati più spesso! Ma questa faccenda dei cartelli di divieto si incrocia in maniera pericolosissima con un’altra novità contenuta nel nuovo codice, la quale prescrive che i proventi dalle sanzioni comminate per eccesso di velocità vengono divisi al 50% tra la polizia municipale che gestisce l’accertamento (mediante autovelox: altrimenti non c’è mai certezza di sanzione!) e al 50% tra l’ente proprietario della strada. Il quale poi deve reinvestire questi soldi nella manutenzione delle strade dello stesso comprensorio dov’è stata elevata la contravvenzione: ma intanto intasca i soldi. I comuni, quindi, avranno quindi tutto l’interesse a collocare i cartelli di divieto in maniera tale da poter poi piazzare gli autovelox entro i propri confini, per intascare il 100% delle sanzioni! L’unica notizia francamente buona arriva con la nuova norma che chiarisce, aderendo a un dettato della cassazione, che le ditte private specializzate nella gestione degli autovelox non possono avere alcuna remunerazione collegata con l’ammontare delle multe comminate, per non cointeressarle al rendimento economico della loro attività, che dev’essere al contrario asettico e disinteressato. Gran confusione, infine, per la modifica delle sanzioni collegate all’eccesso di velocità, che sono un mix di incrudelimenti e di alleggerimenti. Per chi supera i limiti tra 11 e 40 km/h, multa di 155 euro (come adesso), ma taglio di soli tre punti-patente invece di cinque. Oltre 40 km/h e fino a 60 km/h: sei punti tagliati, anziché gli attuali 10, e multa di 500 euro anziché 370. Per oltre 60 km/h, 779 euro anziché 500, e 10 punti (come ora). Infine, una chicca che è anche una stramberia. Chi ha la patente A (quella per le moto leggere) potrà guidare col foglio rosa anche a 17 anni appena compiuti, purché affiancato da un automobilista che abbia la patente B da almeno 10 anni. Ecco un’innovazione di cui davvero non si sentiva la necessità.
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