Incurante delle turbolenze all’interno della maggioranza (o forse proprio per scongiurarle) il governo accelera sul federalismo fiscale. Con una settimana di anticipo rispetto alla tabella di marcia, Roberto Calderoli ha portato in consiglio dei ministri il decreto sull’autonomia impositiva delle regioni. Che darà ai governatori una quota dell’Irpef, più compartecipazione Iva e ampi margini di manovra su tutti i tributi di competenza regionale. L’Irap potrà essere rimodulata fino a prevederne una completa eliminazione. Le amministrazioni virtuose, per attrarre investimenti e accrescere la competitività locale, potranno decidere di non far pagare più l’odiato balzello a imprese e professionisti. E anche sulla compartecipazione all’Iva le regioni avranno una larga fetta di autonomia perché chi si impegnerà nella lotta all’evasione fiscale potrà trattenere sul territorio la maggiore imposta riscossa. L’intento del governo è chiaro: responsabilizzare le regioni verso comportamenti virtuosi riconoscendo ai governatori che ben amministrano la possibilità di definire una propria politica economica. Il passaggio dal criterio della spesa storica (che fino ad oggi ha premiato le amministrazioni sprecone, contribuendo a creare i buchi nei conti della sanità regionale) a quello dei costi standard, dovrebbe fare il resto consentendo i risparmi di spesa che il governo si attende per ridurre la pressione fiscale. Ormai è certo che saranno Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana le «magnifiche quattro», a cui tutte le altre regioni dovranno guardare per contenere i costi della sanità. I governatori riceveranno dallo stato (attraverso il fondo perequativo) solo quanto speso in media dalle quattro regioni più virtuose. Che costituiranno così il benchmark a cui tutte le altre dovranno adeguarsi. Chi vorrà spendere di più dovrà provvedere con risorse proprie. Il che significherà alzare le tasse ed esporsi al giudizio dei cittadini. Questi, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, gli ultimi orientamenti che stanno emergendo all’interno della commissione paritetica sul federalismo fiscale. L’organismo tecnico guidato da Luca Antonini, abbandonata l’idea di calcolare la media dei costi standard per singole funzioni, guarderà al sistema di finanziamento messo a punto col patto per la salute siglato tra governo e regioni nell’ottobre del 2009 (si veda ItaliaOggi del 24/10/2009). Un accordo tormentato (per mesi ha tenuto in stallo i lavori della Conferenza unificata e della Conferenza stato-regioni) che ha portato nelle tasche dei governatori 106,2 miliardi di euro per quest’anno a cui andranno ad aggiungersi 2,439 miliardi nel 2011 e 3 miliardi nel 2012. Il lavoro sui costi standard sta procedendo di pari passo con quello sui bilanci regionali, redatti in modo talmente eterogeneo lungo lo Stivale da rendere praticamente impossibile un’analisi comparativa dei conti delle singole regioni. Giulio Tremonti sta cercando di mettervi ordine e per farlo ha affidato a un gruppo di lavoro costituito presso la Ragioneria dello stato il compito di elaborare i nuovi principi contabili che dovranno far parlare un linguaggio comune ai bilanci dei governatori.
Il federalismo brucia le tappe
Il cdm ha avviato l’esame del dlgs sull’autonomia fiscale dei governatori. Nella sanità 4 enti modello
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