MILANO – Un accordo da 180 miliardi di euro. È la liquidità che sarà immessa nel mercato comunitario grazie alla direttiva Late payments, sulla quale le istituzioni comunitarie hanno trovato ieri l’intesa . La direttiva, che sarà votata a fine ottobre dal Parlamento, in seduta plenaria, prevede tempi di pagamenti massimi e non derogabili per le amministrazioni pubbliche di 60 giorni, passati i quali gli enti debitori pagheranno una “penale” dell’8 per cento. Il risultato dell’accordo è stato salutato positivamente dal vice presidente della Commissione Ue, l’italiano Antonio Tajani, che ha affermato: «È una buona notizia per le imprese, visto che saranno messe in circolazione, grazie a questo intervento, risorse pari a 180 miliardi di euro all’interno del mercato europeo». L’iniziativa si colloca, ricorda Tajani, all’interno dello Small Business Act per l’Europa, che con lo slogan “pensare in piccolo” si propone la creazione di un ambiente di eccellenza a livello mondiale per le Pmi nella comunità. L’accordo rappresenta per molti punti una mediazione rispetto alle prime versioni della direttiva. Per esempio il termine “perentorio” (e lo è visto che viene dall’Europa, da momento che in Italia i termini per l’amministrazione sono se-mpre ordinatori) è di 60 giorni, mentre precedentemente si era pensato a un periodo più breve, ovvero di 30 giorni. Anche sul tasso di interesse dell’8% la soluzione è di mediazione. Inoltre da più parti era stata avanzata l’ipotesi che si estendesse anche alle parti privati il termine di 60 giorni. Una soluzione, però, che non ha trovato ingresso nella versione definitiva che vedrà coinvolte perciò solamente le pubbliche amministrazioni. Il recepimento della direttiva – che non è immediatamente esecutiva all’interno dei singoli stati Ue – dovrà avvenire entro due anni. Ed è probabile che l’Italia, che era stata contraria a dare mandato dalla presidenza del Consiglio Ue di trattare l’accordo raggiunto ieri (in tutto erano stati quattro gli stati contrari, che però non avevano raggiunto una minoranza di blocco), prenda l’intero periodo a sua disposizione visto che da noi la questione è particolarmente rilevante, oltre a essere annosa. In un’audizione di inizio anno alla Camera dei deputati, Giampaolo Galli, direttore generale di Confindustria, aveva ricordato che i crediti che le imprese vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni oscillano tra i 60 e i 70 miliardi di euro (si veda «Il Sole 24 Ore» del 4 marzo). Un debito ,peraltro aumentato dal 2003 al 2007 del 68,9 per cento. Sempre in quell’occasione il direttore generale di Confindustria aveva segnalato come «il tempo medio di pagamento da parte della Pa in Italia è di 130 giorni a fronte di 53 di Francia, Germania e Regno Unito». I tempi dei pagamenti si allungano rispetto a quanto previsto dalla prima versione della direttiva pagamenti, e saranno più dei 30 giorni che Galli aveva chiesto di non modificare, ma meno dei 130 attuali.
IL QUADRO
La direttiva La direttiva Late payments prevederà un termine di pagamento di 60 giorni da parte delle pubbliche amministrazioni alle imprese. La misura viene incontro alle esigenze degli Stati, che non dovranno versare, perché non scattino sanzioni, ai loro creditori le somme dovute entro 30 giorni come previsto dalla prima versione del provvedimento europeo
La tempistica La direttiva sarà approvata dall’europarlamento a fine ottobre in seduta plenaria. Gli stati avranno un periodo di due anni per arrivare al recepimento delta direttiva
La situazione italiana La pubblica amministrazione in Italia, ha uno stock di debito, secondo te stime di Confindustria, di 60-70 miliardi di euro verso i propri fornitori. Da noi i tempi di pagamento si aggirano intorno ai 130 giorni.
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