NAPOLI – «Se a Napoli tornerà l’emergenza rifiuti, sarà perché qualche manina l’alimenta per questioni politiche o peggio ancora economiche, o per favorire il malaffare ». Guido Bertolaso interviene sulla recrudescenza della crisi. Un problema che ha due facce: le difficoltà di Asia, alle prese con le intimidazioni ai lavoratori dell’appaltatrice Enerambiente da parte di ex interinali e dei soci di una cooperativa, e l’insussistenza di un ciclo di gestione dei rifiuti degno di un paese civile. Dove, vale a dire, si differenzi almeno il 40% dell’immondizia ci siano impianti di compostaggio, finisca in discarica o nel termovalorizzatore una percentuale residuale della spazzatura prodotta. Il sottosegretario, però, concentra la sua attenzione solo sul primo punto e ignora il secondo. «Conosco il problema e so come è fatta la politica, soprattutto quella locale», dice. «C’è un’incapa-cità di fondo, dovuta a problemi organizzativi e strutturali che scontano delle difficoltà economiche e finanziarie di quel territorio», aggiunge. «Evidentemente », insorge, «manca chi raccoglie la spazzatura e la porta nelle discariche e nel termovalorizzatore ». La responsabilità della gestione del ciclo dei rifiuti, dice, «è degli enti locali: c’è una Regione con un assessorato competente e ci sono le Province che hanno un ruolo specifico, perché una legge regionale voluta dalla giunta Bassolino aveva disposto che la gestione dei rifiuti fosse di competenza delle province». Infine «ci sono i Comuni e ci sono i sindaci, che debbono fare quello che noi abbiamo fatto con grande fatica negli anni passati». Bertolaso parla di strumentalizzazioni: «Se qualcuno vuole creare problemi si accomodi, ma noi non c’entriamo assolutamente nulla e credo che il governo impedirà che questo accada». Difende il termovalorizzatore, che ormai da un mese funziona con una sola linea su tre: «Manutenzione ordinaria». Rilancia l’ipotesi di un’altra discarica nel Parco del Vesuvio: «La legge 123 approvata due anni fa stabilisce in modo inequivocabile le località dove realizzare gli impianti. C’è scritto Terzigno e sono indicate le due cave, cava Sari e cava Vitiello». Ipotesi, quella della Vitiello, su cui però la Provincia ha approvato mesi fa una delibera contraria. Per non parlare dell’Unione europea, le cui norme impediscono chiaramente di realizzare sversatoi in un’area protetta. La realizzazione della discarica potrebbe dunque generare un’altra procedura di infrazione comunitaria. Quella precedente si è conclusa il 4marzo scorso si è conclusa con una condanna dell’Italia da parte della Corte di giustizia Ue del Lussemburgo. Bruxelles ha chiuso i rubinetti dei finanziamenti comunitari. Pochi mesi fa una delegazione di europarlamentari ha visitato la discarica di Terzigno e si è schierata nettamente contro la seconda discarica nel parco del Vesuvio.
Bertolaso: rifiuti, qui qualcuno imbroglia
Ambiente – I casi
Corriere del Mezzogiorno, NapoliLeggi anche
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