ROMA – Prima le accarezza e dice loro «brave, state facendo grandi progressi». Quasi un buon auspicio nell’imminenza dei vertici all’Economia per la verifica da giovedì dei piani di rientro che potrebbero anche decretare da parte del governo l’abbandono delle maxi addizionali Irpef e Irap altrimenti alle porte a fine anno. Ma dopo la carota, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, non esita a usare il bastone e a gelare le malcelate speranze lanciate da Lazio, Calabria, Molise e forse anche Campania: nel ristretto gruppo delle tre regioni benchmark per calcolare i costi standard in sanità, spiega il ministro, non potrà esserci una del sud sotto la scure dei piani di rientro. Chissà, magari per il sud si potrebbe considerare la Basilicata, aggiunge Fazio. Ma chi ha situazioni gestionali lontane anni luce dalle migliori performance, non finirà mai tra le regioni modello dei costi standard da applicare dal 2013. Prove tecniche di federalismo fiscale. Mentre i governatori confermano di aver spostato a lunedì il loro vertice in vista del successivo confronto col governo e quindi dello sbarco in consiglio dei ministri dei decreti sul federalismo fiscale, Lazio, Molise, Campania, Abruzzo e Calabria si sono date appuntamento ieri a Roma per la prima «conferenza interregionale» sulla sanità. Intanto hanno spuntato il rinvio del vertice tra tutti i governatori: è il momento dei piani di rientro. E poiché la soluzione dei loro problemi finanziari è strettamente intrecciata con le soluzioni che si daranno al federalismo fiscale, hanno fatto capire apertamente al ministro, come anticipato da Renata Polverini sul Sole 24 Ore di ieri, che i piani di rientro in ogni caso dovranno tenere conto delle specificità locali. E che andranno pesati a fondo gli effetti reali dei costi standard. «I costi standard non possono essere stabiliti a prescindere – ha detto la Polverini – ma bisogna decidere salvaguardando il diritto alla salute. Noi non chiediamo costi standard diversificati, ma bisogna accompagnare il processo altrimenti decidiamo che una parte del paese non avrà la garanzia di un’adeguata assistenza». In soldoni, a seconda delle scelte, i costi standard potrebbero far precipitare definitivamente nel baratro regioni già in crisi e rendere inutili tutti gli sforzi dei piani di rientro. Di qui, messa sul tavolo da Scopelliti e ripresa dalla Polverini (alle prese con un piano che sta scatenando dure polemiche locali), l’idea di chiedersi se non sia il caso di far entrare nel benchmark una regione del sud tra quelle impegnate con i piani di rientro. Ma Fazio l’ha subito esclusa: «Mi sembra impossibile per definizione che una regione sottoposta a piano di rientro possa essere benchmark per i costi standard: sarebbe in contraddizione con i criteri di appropriatezza e con quelli di costi standard, che significano buone pratiche e conti a posto». Ieri intanto l’Istat ha diffuso uno studio sui conti economici regionali, dal quale emerge che nel 2009 il Pil ha subito la frenata più brusca, pari al 6%, nel Nord-Ovest. La riduzione è stata del 5,6% nel Nord-Est, del 3,9% nel Centro e del 4,3% nel Mezzogiorno, a fronte di un valore nazionale pari a -5 per cento. Oggi arriva in Consiglio dei ministri lo «schema di decisione di finanza pubblica», in sostanza il nuovo Dpef. Le previsioni dovrebbero confermare un Pil all’1% quest’anno, ma in flessione nel 2011 rispetto all’1,5% previsto, in linea con le previsioni internazionali: l’1% secondo per il Fmi, l’1,1% per l’Ocse, la crescita più bassa tra i paesi del G-7.
LE CIFRE IN GIOCO
2013
Prima applicazione
Sarà il primo anno di applicazione dei costi standard alla spesa sanitaria previsti dalla legge delega sul federalismo fiscale. Fino al 2012 infatti continuerà a fare fede il fabbisogno sanitario contenuto nel Patto per la salute siglato tra governo e regioni
3
Le regioni benchmark
Sono le amministrazioni regionali “modello” scelte in una rosa di cinque con le migliori performance per i bilanci del 2011. A prevederlo è il decreto attuativo del federalismo sui costi standard sanitari che dovrebbe andare in consiglio dei ministri la prossima settimana. Il benchmark serve a fissare l’asticella: fino a quel livello la spesa sarà finanziata e perequata al 100 per cento. Oltrr dovranno provvedere ig voernatori con risorse proprie
7
Regioni con i conti fuori linea
Le regioni del Centro-Sud sottoposte a piano di rientro
2,24 miliardi
Il deficit
Il disavanzo accumulato nel 2009 dalle 7 regioni con i conti fuori linea
24.221.352
Popolazione regioni in deficit
Gli abitanti delle 7 regioni con piani di rientro nel 2009 (il 41% della popolazione italiana)
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