Il governo sceglie 28 grandi opere prioritarie su cui far confluire fondi e sforzi amministrativi e quantifica in 19,1 miliardi le risorse incagliate in vecchi progetti che possono essere sbloccate e riprogrammate nel corso del triennio 2011-2013. Sono queste le due novità principali contenute nell’ottavo allegato infrastrutture, il documento curato dai ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia che quest’anno è stato associato alla «Disposizione di finanza pubblica». C’è una terza novità nell’allegato, importante per la politica del trasporto aereo in Italia: il riferimento al rapporto sullo stato del sistema aeroportuale, lo studio curato da One Works, Kpmg e Nomisma, che dovrebbe portare nel 2011 all’elaborazione di un vero e proprio action pian aeroportuale (si veda II Sole 24 Ore del 18 luglio 2010). L’annuncio di questo sviluppo è appunto nell’introduzione all’allegato scritta di suo pugno dal ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, proprio per ricordare le priorità della politica della mobilità per il prossimo anno. Gli altri otto capitoli della politica che il titolare di Porta Pia dice di voler perseguire sono la liberalizzazione della rete ferroviaria comunitaria, una nuova offerta di mobilità nel trasporto locale, una offerta portuale capace di interagire davvero con le reti, un abbattimento del costo del trasporto e della logistica, l’avvio concreto della realizzazione dei valichi ferroviari del Frejus e del Brennero, una nuova organizzazione della distribuzione delle merci, l’istituzioni delle società di corridoio, la riforma del rapporto tra concedente e concessionario. La quantificazione delle risorse incagliate recuperabili per finanziare i nuovi progetti e le infrastrutture prioritarie è certamente la parte di maggiore attualità del documento di programmazione. La prossima riunione del Cipe, che dovrebbe tenersi in settimana, avvierà infatti una prima tranche della ciclopica operazione prevista dalla manovra di fine maggio: a questa riprogrammazione è demandato il compito di reperire le risorse per mandare avanti la legge obiettivo e la politica delle infrastrutture, in assenza o nella scarsità di nuove risorse. Questa prima tranche dovrebbe riguardare circa 300-350 milioni che saranno ridestinati ai cantieri che più stanno tirando in questo momento: il Mose di Venezia. Non è ancora chiaro da dove arriveranno queste prime risorse, ma l’allegato infrastrutture traccia un quadro sommario dei capitoli di spesa incagliati che verranno sbloccati: circa 3,7 miliardi dovrebbero arrivare dagli interventi della manovra di fine maggio, 3 miliardi dal Fas e altri tre dai piani regionali finanziati dal Fas, mentre 3,8 miliardi dovrebbero arrivare da fondi comunitari. Va per altro considerato che il quadro finanziario dei fabbisogni evidenziati dall’allegato non si ferma a questi 19,1 miliardi: le risorse necessarie ammontano infatti a 33,1 miliardi, di cui 19,7 da impiegare al sud e 13,4 nel centro-nord. Più significativo e realistico l’ammontare di quattro miliardi considerato necessario nel prossimo triennio per sei opere fondamentali da realizzare per «lotti costruttivi»: Torino-Lione, tunnel del Brennero e Fortezza-Verona; terzo valico dei Giovi, Verona-Padova, Venezia-Trieste, Milano-Verona. Nella scelta delle 28 priorità – che diventano 34 in un altro punto del documento se si assume come orizzonte il 2020 – non c’è nulla di veramente nuovo se non forse la consacrazione di opera prioritaria per il sud del nuovo asse ferroviario Napoli-Bari. Per il resto si tratta delle infrastrutture strategiche largamente condivise, finalmente inserite in una lista ristretta.
Il governo sceglie 28 priorità Verso lo sblocco 19 miliardi
Nell’ottavo allegato infrastrutture il quadro delle risorse incagliate
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