ROMA – Appena trenta minuti per approvare legge di stabilità (la vecchia Finanziaria) e bilancio, che passano ora all’esame del Parlamento. Riunione lampo, in linea con la natura del documento, quest’anno in versione “tabellare” come prescrive la nuova legge di riforma della contabilità e finanza pubblica. Un solo articolo con tabelle, spiega il titolare dell’Economia, Giulio Tremonti al termine del consiglio dei ministri, «che riflette la contabilità in atto, non opera e introduce varianti rispetto all’impianto». In sostanza, vengono recepiti nel bilancio gli effetti della manovra correttiva da 24,9 miliardi approvata alla fine di luglio. La discussione in consiglio dei ministri è stata brevissima. Una sintetica illustrazione di Tremonti cui è seguito il voto. Resta il malumore di alcuni ministri con Giancarlo Galan (politiche agricole) che parla di «tragedia, non ci sono i soldi». Sandro Bondi (beni culturali) non ha preso parte alla riunione («non vado a elemosinare risorse»), Roberto Maroni (interno) era a Padova ma assicura («i tagli sono quelli già previsti nella manovra di giugno»). Ignazio La Russa (difesa) e Franco Frattini (esteri) erano assenti perchè impegnati a Bruxelles. La trattativa per compensare almeno in parte i tagli subiti con la manovra estiva è tuttora in corso e impegnerà le prossime settimane. Tremonti può sintetizzare ai giornalisti: «L’atteggiamento dei ministri è stato responsabile. Il voto è stato espresso all’unanimità». Un documento “tecnico”, dunque che contiene la legislazione vigente, vale a dire le poste contabili della Finanziaria triennale del 2009, e la manovra di luglio che ha corretto i tendenziali di finanza pubblica per ridurre il deficit al 3,9% del Pil nel 2011 e al 2,7% nel 2012, contro il 5% di quest’anno. Le richieste di stanziamenti aggiuntivi che provengono da più parti (università in primo luogo, ma anche beni culturali e agricoltura) potranno trovare in parte accoglienza nel decreto mille proroghe di fine anno. La coperta è cortissima, e lo stesso Tremonti lascia intendere che se tutte le richieste sono legittime e meritevoli di attenzione, alla fine occorrerà scegliere. «Faremo la colonna delle esigenze e la quella delle disponibilità». Al momento, nella premessa che la manovra è già stata realizzata, la legge di stabilità contiene gli interventi in 1 miliardo per il 2011, in 3 miliardi nel 2012 e in 9,5 miliardi nel 2013, da attribuire – spiega il comunicato di Palazzo Chigi – a rimodulazioni di risorse finanziarie «già inserite in bilancio ed esposte nelle tabelle». Operazioni per 13,5 miliardi nel triennio «che di fatto non comportano effetti nel conto economico della pubblica amministrazione». Nessun nuovo taglio, ma solo rimodulazioni di spesa, ribadiscono fonti della presidenza del Consiglio. Nel bilancio vengono recepiti i saldi della manovra, che comportano nel 2011 un taglio di spesa per 11,6 miliardi. La parola passa ora alla Camera, ma la sessione di bilancio quest’anno sarà del tutto diversa dalle precedenti. Si potranno apportare modifiche agli stanziamenti, ma la decisione del governo di utilizzare l’arma del voto di fiducia sembra proprio destinata a impedire che «l’assalto alla diligenza» si concentri quest’anno non più su misure microsettoriali ma proprio sulle cifre esposte in bilancio. Pochi margini, dunque. Quel che la legge di riforma impedisce è di inserire nel ddl «norme di delega o di carattere ordinamentale ovvero organizzatorio», e interventi «di natura localistica o microsettoriale». Da questo punto di vista, la stagione delle finanziarie monstre dovrebbe essere definitivamente archiviata. E non a caso Tremonti richiama il «sogno» di Beniamino Andreatta che da ministro del Tesoro vagheggiava finanziarie di soli numeri e tabelle. Il confronto-scontro nella maggioranza si sposta tutto nei provvedimenti collegati, che dovrebbero essere presentati in febbraio, e nei decreti cui il governo affida il compito di attuare la manovra vera e propria. Ma anche in questo caso, i margini appaiono stretti, poichè, com’è avvenuto in occasione del decreto estivo, le modifiche si riducono al lumicino e per giunta si chiude regolarmente la questione con il ricorso al voto di fiducia.
UN SOLO ARTICOLO CON LE TABELLE Il sì del Consiglio dei ministri Ieri l’esecutivo ha approvato il disegno di legge di stabilità per il triennio 2011-2013 ed il disegno di legge di approvazione del bilancio di previsione dello stato per il medesimo triennio. In particolare la legge di stabilità, che si compone di un solo articolo e diverse tabelle, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale così come prevedono le nuove disposizioni di finanza pubblica (l. 196/2009).
LA MANOVRA ESTIVA 24,9 miliardi La legge di stabilità varata ieri dal consiglio dei ministri fotografa la contabilità in atto e recepisce nel bilancio dello stato gli effetti della manovra correttiva triennale varata con il decreto n. 78 del luglio scorso poi trasformato in legge a fine luglio. Quel provvedimento prevede minori spese ed entrate aggiuntive per un valore complessivo di 24,9 miliardi.
LA LEGGE DI STABILITÀ 13,5 miliardi È il valore complessivo degli interventi contenuti nella legge di stabilità. Si tratta, in particolare, di un miliardo per il 2011, 3 miliardi per il 2012 e 9,5 miliardi per il 2013. Sono rimodulazioni di spesa che non comportano alcuna variazione (né nuovi tagli) nel conto economico della pubblica amministrazione.
IL DEFICIT 2,7% È l’obiettivo finale di deficit (in % del Pil) che dovrà essere raggiunto nel 2012. Come prevedeva la manovra triennale d’estate si parte dal 5% di quest’anno per poi scendere al 3,9 del 2011 e al 2,7 del 2012. Il governo ha anche quantificato l’impatto della manovra triennale in termini di minore crescita: -0,5% di Pil in tre anni.
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