AOSTA – Il fortino delle partecipate della regione Valle d’Aosta cerca di resistere alle indicazioni che arrivano da Roma: sono 49 le aziende (15 direttamente partecipate dalla Regione, 34 attraverso Finaosta), operanti nei più svariati settori, dall’energia, agli impianti a fune fino al gioco d’azzardo. Il primo match si è giocato sulla Finanziaria del 2008. Risulta problematico, in particolare, il fronte aperto dall’articolo 6 del testo, divenuto anche oggetto di dibattito in Consiglio regionale e che ormai si appresta a prendere la strada della Corte costituzionale. Riguarda nove partecipate del settore dei trasporti a fune che hanno registrato una perdita d’esercizio per tre esercizi consecutivi: Cervino Spa, Chamois Impianti Spa, Ciri Spa Courmayeur Impianti di Risalita Spa, D.T. Valgrisenche Spa Développement Valgrisenche Spa, Funivie Gran Paradiso Spa, Grand Saint Bernard Spa, Monterosa Spa, Sitib Spa, Sagit Spa (Società per azioni Gressoney per l’incremento turistico). Su un valore di bilancio pari a 36 milioni, le quote della regione valgono 32 milioni. È stato il consigliere di minoranza Robert Louvin (Alpe) a presentare un’interpellanza al presidente della giunta ricordando come l’articolo 6 della manovra approvata dal Parlamento vieti alle società pubbliche di effettuare aumenti di capitale, trasferimenti straordinari, aperture di credito, né di rilasciare garanzie a favore delle società partecipate non quotate che abbiano registrato, per tre esercizi consecutivi, perdite di esercizio, ovvero che abbiano utilizzato riserve disponibili per il ripianamento di perdite anche infrannuali. «Questa forma di intervento ? sostiene Louvin ? è stata assai frequente da parte dell’amministrazione, in particolare nel trasporto a fune, attraverso Finaosta». Nella risposta, il presidente della Regione, Augusto Rollandin, ha sottolineato che l’ammontare degli interventi nel corso dei cinque anni è stato di poco superiore ai 40 milioni. Rollandin ha poi focalizzato l’attenzione sulle società che potrebbero essere oggetto del provvedimento. Sottolineando che le perdite deriverebbero anche da interventi per investimenti. L’esecutivo ha comunque scelto di proporre ricorso dinanzi alla Corte costituzionale in quanto questa disposizione, pur qualificata come principio di coordinamento della finanza pubblica non applicabile in via diretta alle Regioni, «costituisce in realtà una disposizione dettagliata auto applicativa, che esclude di fatto ogni spazio di adeguamento e comprime illegittimamente l’autonomia legislativa, finanziaria e organizzativa della Regione». Sempre la finanziaria, all’articolo 3, stabilisce che, al fine di tutelare la concorrenza ed il mercato, le amministrazioni «non possano costituire società aventi per oggetto l’attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né assumere o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società». La ricognizione avviata dalla Regione ha riguardato sedici società fra le quali la stessa Finaosta (100%). L’esito è che per tutte sussistono i presupposti previsti dalla legge per il mantenimento delle partecipazioni, «avendo ? si legge nella delibera 2682 dell’8 ottobre scorso ? verificato che ognuna delle società direttamente partecipate ha per oggetto attività di produzione di servizi di interesse generale e di servizi strettamente necessari al perseguimento delle attività istituzionali dell’amministrazione regionale».
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