ROMA – Le regioni faticano a giocare con compattezza la partita federalista. Nelle scorse settimane erano stati i governatori meridionali a chiudersi in difesa, chiedendo di abbassare l’asticella dei costi standard; ora sono i leghisti a passare all’attacco, invocando la separazione dei destini per il decreto sul fisco regionale e per i tagli della manovra. Proprio mentre gli altri presidenti hanno invocato un nuovo incontro con il governo per evitare che il federalismo si riveli «il titolo di un libro con le pagine bianche». Il copyright della definizione è del lucano Vito De Filippo. Ma concetti analoghi sono stati espressi dal governatore emiliano Vasco Errani. Al termine della riunione di ieri della conferenza delle regioni ? che proseguirà oggi e a cui domani seguirà l’unificata con all’ordine del giorno le intese sul fisco regionale e sul federalismo municipale ? Errani ha ribadito che manovra e federalismo sono temi strettamente connessi perché i tagli della prima «mettono in discussione le risorse per le regioni». A far discutere è sempre la sforbiciata da 4 miliardi nel 2011 e da 4,5 nel 2012. Che, se confermata, impedirebbe l’erogazione di alcuni servizi chiave come il trasporto locale. Da qui la richiesta ai ministri dell’economia, della semplificazione e degli affari regionali (Giulio Tremonti, Roberto Calderoli e Raffaele Fitto) di sedersi allo stesso tavolo prima dell’unificata e rivederne l’impatto. Un’ipotesi a cui stanno lavorando i tecnici regionali consisterebbe nell’applicare i tagli al nord tenendo conto dei parametri di virtuosità e compensandoli al sud con le mancate sanzioni in caso di sforamento del patto di stabilità. Ammesso che i presidenti leghisti siano d’accordo. Ieri il governatore veneto Luca Zaia ha chiesto binari separati per federalismo e manovra: «C’è chi cerca di abbinare più partite al federalismo ma per noi invece questo deve avere un proprio binario, deve partire, non è più una scelta ma una necessità». E la stessa esigenza è stata manifestata dal piemontese Roberto Cota. Ma anche nel merito le divergenze non sembrano del tutto superate visto che l’assessore siciliano all’economia, Nicola Armao, ha ripetuto ancora di tenere fuori dalla partita dei costi standard sanitari i territori a statuto speciale. Stesso discorso per l’altro dlgs all’ordine del giorno dell’unificata: il decreto che assegna ai comuni il gettito dei tributi sulla casa, istituisce la municipale e introduce la cedolare secca. Per il segretario generale dell’Anci, Angelo Rughetti, è soprattutto l’impatto della manovra a farsi sentire: «Manca il decreto sulla ripartizione dei tagli nazionali, le decisioni regionali sui tagli, le modalità di riparto dei tributi erariali immobiliari che saranno devoluti ai Comuni nel 2011 in sostituzione dei trasferimenti». Tutti motivi che impediscono ai sindaci di approntare i preventivi 2011. Complicazioni in vista, infine, per l’unico decreto già in parlamento. Per i relatori di maggioranza e minoranza, Antonio Leone (Pdl) e Marco Stradiotto (Pd), il testo sui fabbisogni standard di comuni e province è vuoto e va riempito. Dunque, molto difficilmente sarà rispettata la scadenza del 7 novembre; servirà una proroga. Che, secondo il presidente della bicamerale Enrico La Loggia (Pdl), sarà al massimo di 4 o 5 giorni.
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