CATANZARO – È lungo l’elenco delle opere incompiute in Calabria. Alcune giacciono da anni abbandonate a se stesse senza alcuna possibilità di recuperarne le funzionalità a cui si aggiungono altre strutture che potrebbero essere immediatamente cantierabili. Alcune stime, abbozzate dall’Ance (l’associazione dei costruttori), parlano di 53 grandi opere che attendono da anni di essere completate nella regione. Si va dal sistema delle dighe a infrastrutture di trasporto passando attraverso un rosario di impianti sportivi e strutture sanitarie incompiute. Mentre il rapporto stilato nel 2007 dall’allora commissario straordinario, Luigi De Sena, nominato dal Governo Prodi proprio per segnalare l’elenco delle opere incompiute in Calabria, ha individuato 32 strutture incomplete ed indicato in un miliardo le risorse necessarie per completarle. Ora per monitorare esattamente il numero delle opere ancora da ultimare e individuare quelle immediatamente cantierabili l’Ance Calabria ha sottoscritto nei giorni scorsi un protocollo d’intesa con l’Anci Calabria. Uno strumento che permetterà ad un gruppo di tecnici, composto da personale delle due associazioni, di setacciare comune per comune le strutture presenti nei vari territori che non sono state ancora terminate e valutare ogni possibilità per accelerarne la ripresa dei lavori. Un lavoro attento che permetterebbe, secondo le intenzioni dei promotori, nel contempo di potenziare le infrastrutture calabresi e rilanciare l’economia del settore edile. Un settore che, in Calabria, sta risentendo pesantemente degli effetti della crisi economica. Soltanto nel 2009, secondo le stime dell’Ance Calabria, si sono persi nel settore edile 4.840 posti di lavoro con un ricorso massiccio alla cassa integrazione cresciuta in un anno di circa il 15%. Sempre nel corso del 2009 si è registrato un incremento del numero di fallimenti delle imprese impegnate nel comparto (+30% rispetto all’anno precedente) e un saldo negativo della demografia delle aziende registrate al sistema della Camere di Commercio (- 315 aziende). Per i dirigenti dell’associazione dei costruttori calabresi alla base di queste flessioni ci sarebbe anche «il mancato avvio di azioni anticicliche promesse da governo e regione». Tra tutti proprio il piano d’azione per rendere immediatamente cantierabili la miriade di piccole e medie opere ancora non completate in Calabria. L’elenco di queste opere, stilato a marzo scorso da Ance in collaborazione con i Comuni e le Province calabresi, parla di 117 interventi per il cui completamento occorrerebbero 569 milioni. A guidare questa classifica c’è la provincia di Crotone con 56 opere in attesa di essere cantierate per un totale di investimenti di 96 milioni. Segue la provincia di Cosenza con 22 opere incompiute per un costo complessivo di 210 milioni e il territorio provinciale di Reggio Calabria dove gli interventi in attesa di essere eseguiti sono 16 per un investimento di 12 milioni. Chiudono l’elenco degli interventi cantierabili le province di Catanzaro con 12 opere incompiute ed un costo complessivo di 230 milioni e di Vibo Valentia con 11 interventi da finanziare con 21 milioni. «Abbiamo portato all’attenzione della giunta regionale ? afferma Francesco Cava, presidente di Ance Calabria – questo elenco per permettere di completare opere essenziali allo sviluppo dei territori ma, contestualmente, di attivare da subito azioni di ripresa del comparto». Per Cava i motivi che causano il blocco dei lavori sono molteplici. «A un meccanismo di revisione dei prezzi ? sostiene il presidente dell’Ance Calabria ? che sovente decuplica i costi dell’opera si aggiunge una burocrazia, in tutte le sue sfaccettature, che ritarda l’esecuzione delle opere che, spesso rimangono abbandonate e diventano vecchie prima ancora di poter essere utilizzate. Non secondario anche il ruolo negativo svolto dalla criminalità che infiltrandosi nel meccanismo degli appalti dei lavori pubblici ne causa il fermo giudiziario». «Sbloccare le opere incompiute ? dice Luigi Verarli, neo segretario generale della Fillea-Cgil Calabria ? significa dare una risposta immediata sul fronte dell’occupazione nel settore. Un comparto la cui crisi ha divorato in un anno circa il 15% della forza lavoro».
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