Dopo Vendola, ci prova Introna. Dopo la lettera del governatore pugliese, anche il presidente del consiglio regionale scrive al premier Silvio Berlusconi perché si firmi il piano di rientro dal deficit sanitario. Il Cavaliere, alle prese con il nuovo scandalo a luci rosse, non ha risposto ancora al primo e non è detto che lo faccia con il secondo. Ma Onofrio Introna ha preferito tenere alta l’attenzione su una vicenda cruciale per l’assistenza sanitaria in Puglia. Anche perché sembra incrinarsi nella maggioranza il fronte del muro contro muro sulle internalizzazioni. Oggi pomeriggio è prevista una giunta regionale sull’argomento allargata ai capigruppo di centrosinistra. Introna ricorda la vicenda, le tappe del 28 luglio e del 12 ottobre scorsi, e quel piano che «è stato giudicato valido, sotto gli aspetti tecnici, dalla struttura interministeriale incaricata di esaminarlo. Se i rinvii sono legati al nodo delle internalizzazioni del personale nella sanità – continua Introna – mi preme far conoscere al capo del governo che la decisione di dare un futuro a migliaia di precari è stata assunta all’unanimità dall’assemblea regionale della Puglia, nel febbraio 2010, sulla norma che prevedeva la stabilizzazione hanno espresso il sì tutte le forze politiche rappresentate nel Consiglio, tanto dai banchi della maggioranza che da quelli dell’opposizione. Un sì unanime come elemento unificante della volontà del consiglio regionale. Un voto – evidenzia – per restituire garanzie di continuità dell’assistenza agli utenti della sanità pugliese e per offrire certezza nel futuro ai lavoratori precari. Sono certo – conclude – che alla luce delle correzioni apportate al piano di rientro sanitario, non ultima la sospensione delle internalizzazioni non ancora avviate, approvata il 22 settembre dal consiglio regionale, vorrà esaminare con i suoi ministri la possibilità di sottoscrivere in breve l’accordo». La buona volontà non manca. Proprio ieri mattina, mentre Introna scriveva la lettera, la commissione sanità ha espresso parere favorevole alla modifica della legge omnibus (quella di febbraio che prevedeva le internalizzazioni) nella parte che modifica le procedure di nomina dei direttori generali delle aziende ospedaliere. La modifica, richiesta dal governo durante la trattativa sul piano di rientro, impone che i rettori delle università non debbano essere “sentiti” dalla giunta, ma che tra esecutivo e atenei ci sia l’intesa. Un atto di buona volontà rivolto al governo. Ma quello decisivo potrebbe arrivare dalla riunione di giunta allargata ai capigruppo di maggioranza. Nel centrosinistra cresce il partito delle colombe, che vuole la firma del piano subito, cedere al «ricatto» del governo sulle interrnalizzazioni pur di incassare i 500 milioni fermi a Roma, ed evitare il commissariamento che significherebbe aumento automatico delle imposte. La battaglia sulla precarietà ingaggiata col centrodestra, in questo caso, sarebbe solo rimandata di qualche mese, a febbraio forse quando è previsto che si pronunci la Corte costituzionale. I primi effetti ci sono già sulle liste d’attesa. L’ultima delibera di giunta che fa slittare le prenotazioni non urgenti al 2011, ha messo in difficoltà i medici di famiglia: «Senza direttive delle Asl è inapplicabile – spiega il segretario della Fimmg, Filippo Anelli – e c’è il rischio che tutti i pazienti chiedano ricette urgenti col risultato di vanificare il provvedimento».
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento