Patto, enti locali alla finestra

In commissione bilancio della camera esaminate le proposte di modifica al ddl di stabilità

Italia Oggi
3 Novembre 2010
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«Il governo non ha presentato emendamenti e non li presenterà». Dopo le parole del viceministro all’economia Giuseppe Vegas, le speranze degli enti locali di assistere (come emendamento al ddl di stabilità all’esame della commissione bilancio della camera) a una riforma radicale delle regole contabili per il 2011, risiedono nel relatore Marco Milanese. Che fino a ieri però non si è espresso sulle concrete possibilità di un restyling che fino a qualche giorno fa veniva dato per certo. Anche a giudicare dagli emendamenti parlamentari depositati in commissione e dichiarati ammissibili (sono state cassate dal presidente Giancarlo Giorgetti 152 proposte di modifica su 400 presentate alla legge di stabilità e 17 sulle 110 presentate alla legge di bilancio). Gli emendamenti per la modifica del patto di stabilità degli enti locali sono stati tutti promossi e confermano le linee generali anticipate su ItaliaOggi il 28/10/2010. I comuni con più di 5.000 abitanti e le province dovranno conseguire un saldo finanziario in termini di competenza mista pari a zero e un saldo obiettivo positivo pari al valore ottenuto applicando alla spesa corrente media 2006-2008 una percentuale (ancora da definire) che terrà conto del taglio ai trasferimenti disposto dalla manovra correttiva (dl 78/2010). A questo doppio binario verrà ad affiancarsi una sorta di clausola di salvaguardia che consentirà agli enti penalizzati dalle nuove regole di decurtare una quota dello scostamento tra il saldo obiettivo 2010 e quello 2011, mentre gli enti che si troveranno avvantaggiati dal nuovo sistema dovranno fare il contrario. Il meccanismo messo a punto in sede tecnica nei giorni scorsi si ritrova in tutti gli emendamenti parlamentari depositati in commissione. A variare per il momento sono solo le percentuali che i deputati propongono di applicare alla media della spesa corrente 2006-2008. Renato Cambursano (Idv), per esempio, ha presentato un emendamento che fissa la percentuale al 10% per il 2011 (e al 12,7% per il 2012-2013) e propone di ridurre il saldo finanziario in misura pari al 50% della differenza, se positiva, tra il saldo determinato con le nuove regole e quello calcolato con i parametri del dl 112/2008. (in caso contrario il saldo sarà incrementato del 50%) Ma c’è anche chi come Paola De Micheli, opta per percentuali diverse. «Per dare un maggiore impatto alla riforma e avvantaggiare i comuni che hanno dato il loro contributo a migliorare la performance del comparto», la responsabile piccole e medie imprese del Pd propone di applicare alla media della spesa corrente registrata negli anni 2006-2008, l’8% nel 2011, il 10% nel 2012 e il 12,5% nel 2013. E di aumentare dal 50 al 75% la percentuale di incremento del saldo. Tra le altre proposte emendative ha trovato spazio anche la richiesta di riportare al 4% (come l’anno scorso) la quota di residui utilizzabili dagli enti per i pagamenti. Lo sblocco dei residui che libererebbe risorse per 1,6 miliardi da destinare alle imprese creditrici della p.a., si scontra però con le resistenze del Mineconomia che difficilmente accetterà di innalzare al 4% l’asticella dei residui da liberare (più probabile invece che si possa trovare una soluzione intermedia al 2%). A questo punto non resta che attendere le decisioni del relatore. Che potrà fare propri alcuni degli emendamenti parlamentari o proporre soluzioni alternative. Anche se c’è chi teme che le attuali turbolenze nella maggioranza possano alla fine influire, negativamente, su un accordo, quale quello sulla riforma del patto di stabilità molto delicato per i conti pubblici. Se così fosse il discorso verrebbe momentaneamente accantonato e ripreso quando il governo presenterà il tradizionale decreto legge di fine anno (l’ex milleproroghe trasformatosi negli anni in un decreto omnibus).

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