Moduli già pronti solo in poche città

Sul campo – L’applicazione delle novità

Il Sole 24 Ore
15 Novembre 2010
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Scia o Dia? Il dilemma è questo. La segnalazione certificata di inizio attività, introdotta con la manovra estiva (legge 122/2010), lascia ancora spazio a dubbi e interpretazioni che variano non solo a seconda della regione, ma praticamente di città in città. La tendenza generale va in direzione di una semplificazione: laddove non era già previsto, infatti, diventa possibile l’inizio dei lavori nel giorno stesso della segnalazione, senza attendere i 30 giorni dalla presentazione della documentazione in comune. Dopotutto, come rileva un funzionario comunale, «la Scia è prevista da una legge nazionale, e chi la rifiuta si espone, come minimo, al rischio di un contenzioso». Non è un caso che, fatta eccezione per la circolare dell’Anci Toscana del 27 settembre scorso, nessuno abbia messo nero su bianco un’opinione contraria a quella espressa dieci giorni prima dal ministero della Semplificazione. Questo, però, non vuol dire che la vecchia Dia scompaia, anzi. È ancora questo il documento che va per la maggiore. D’altra parte, negli uffici comunali si cerca di seguire il buon senso, in attesa di fare chiarezza. «La norma non è univoca, tanto che abbiamo deciso di consultare anche degli avvocati – spiegano ad esempio dal settore edilizia privata del comune di Biella -: la Scia esiste, quindi la accettiamo e stiamo predisponendo la modulistica che nelle prossime settimane sarà online. In questa fase transitoria, però, accettiamo anche la Dia per andare incontro ai cittadini». La stessa linea viene seguita anche da Padova: «Dal 14 ottobre all’11 novembre abbiamo ricevuto dieci Scia – spiega l’ingegner Armandino Stoppa, caposettore dell’edilizia privata -: abbiamo fatto incontri e convegni con i professionisti del territorio per illustrare la nuova modulistica, pronta a giorni, ma fino alla fine dell’anno riceviamo anche le Dia». Tutto l’opposto a Firenze, dove la regione Toscana ha impugnato la legge davanti alla Corte costituzionale, e la Scia non è stata applicata: «Non è prevista, quindi se l’opera non riguarda la parte strutturale basta la procedura di edilizia libera, con l’asseverazione, altrimenti ci vuole la Dia», spiega l’architetto Pasquale Silveri dell’area tecnica. Situazione diversa a Roma: i funzionari regionali rispondono «no» alla domanda sull’applicabilità della Scia, ma negli uffici edilizia privata della Capitale non si esclude l’accettazione del nuovo documento. La modulistica, in ogni caso, non è pronta, in attesa di un’indicazione formale a livello regionale. Prudenza a Ragusa, dove per il momento la risposta è univoca: solo Dia. «Se un cittadino deve fare la rimodulazione dei locali interni alla propria abitazione, per esempio, deve presentare una Dia – spiega il geometra Francesco Malandrino dell’ufficio edilizia privata -: non lavoriamo ancora con la Scia perché aspettiamo il recepimento della legge nazionale».

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