Spesa sanitaria ancora in crescita nel Centro-Nord, con aumenti più forti della media nazionale (a quota +1,9%), nelle Marche (+4,3%) e in Emilia-Romagna (3,4%). Allo stesso tempo si mantiene più bassa della media del paese la spesa per abitante per il consumo di farmaci a carico dello stato (migliore performance dell’area in Toscana). Sempre sui farmaci, per la prima volta decresce la quota di spesa privata sul totale, ma solo in Emilia-Romagna e Umbria. Sono alcuni degli elementi che descrivono lo stato di salute del sistema sanitario contenuti nel rapporto Osservasalute 2010. Scendendo nel dettaglio dell’indagine curata dall’università Cattolica di Roma e presentata ieri nella capitale, i valori assoluti sulla spesa sanitaria per abitante (1.816 euro a testa) mostrano come a fronte di un incremento maggiore della media italiana, le Marche sono però la regione dove si spende meno (1.750 euro), mentre l’Emilia-Romagna è quella dove si spende di più (1.903 euro); in mezzo la Toscana (1.846 euro) e l’Umbria a quota 1.798. Se la spesa complessiva sale ovunque, in tutta l’area viene contenuta meglio rispetto al resto del paese quella relativa al consumo di farmaci a carico del servizio sanitario nazionale: 174 euro per abitante in Toscana, 179,3 in Emilia-Romagna, 185,3 in Umbria e 197,4 nelle Marche a fronte dei 215,3 euro del dato generale. A pesare sulle tasche dei cittadini è però la quota delle spesa farmaceutica privata sul totale che rimane alta e stabile in Toscana (39,9% nel 2009), sebbene i dati descrivono un’inversione di tendenza in linea con il dato nazionale in Emilia-Romagna (-0,2% sul 2008) e Umbria (-0,5%). Al contrario nelle Marche la spesa a carico dei cittadini sale dello 0,4% (a quota 35,3%). Per quanto riguarda l’organizzazione della spesa sanitaria lo spaccato regionale conferma la buona gestione dell’Emilia-Romagna, prima in Italia per quota di spesa dedicata al sistema distrettuale (52,9% contro la media Italia del 48,4%). «In questa voce sono incluse le attività extra-ospedaliere come medicina di famiglia, continuità assistenziale e visite specialistiche, attività molto importanti per i cittadini», spiega Carlo Signorelli, ordinario di igiene all’università di Parma. «Un aumento delle spese distrettuali significa inoltre riduzione percentuale della spesa ospedaliera e quindi mediamente una maggiore efficienza delle strutture di ricovero e cura», precisa il docente. Su questo indicatore l’Umbria si ferma al 47,2% e le Marche al 49,9%, mentre il dato in Toscana non è noto. All’efficienza dei servizi territoriali corrisponde una quota minore di cittadini che vengono ricoverati in ospedale. In questo la Toscana è prima in Italia con un tasso di dimissioni ospedaliere in regime ordinario, pari a 100,3 per mille abitanti (contro la media paese di 129,1) nel 2008. «È l’effetto dell’attenzione al problema dei ricoveri inappropriati, in particolare quelli che riguardano la popolazione anziana. L’attenzione posta nel razionalizzare la rete dell’offerta, creare delle strutture intermedie e distribuire l’offerta delle prestazioni sanitarie in modo capillare sul territorio sta evidentemente portando buoni risultati», commenta Nicola Nante, direttore della scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’Università di Siena. Sotto la media italiana anche le altre regioni, a partire dall’Umbria (115,4), seguita dall’Emilia-Romagna (123,9) e infine dalle Marche (124,3). «Questi dati sono importanti perché pongono l’accento sull’efficienza del sistema, dove il percorso diagnostico e di cura viene eseguito nel minor tempo possibile e senza sprechi», spiega Margarite Tockner, risk manager dell’asl 4 di Terni. Quest’anno il rapporto prende in considerazione anche lo stato di soddisfacimento dei cittadini per le cure mediche ricevute nel biennio 2007-2008. A sorpresa in Emilia-Romagna e nelle Marche la percentuale di persone insoddisfatte (rispettivamente 8,4% e 8,8%) è più alta della media nazionale (7,9%). «Le Marche sono una regione dove si vive bene, dunque l’attesa per le prestazioni mediche è alta», ipotizza Flavia Carle, docente di statistica medica all’università politecnica marchigiana. «Sull’insoddisfazione maggiore rispetto alla media può anche pesare il fatto che non ci sono nelle Marche grandi centri specializzati per la cura di alcune patologie», continua Carle. Migliore invece la pagella assegnata dai pazienti all’assistenza in Toscana (6,9%) e in Umbria 4,8 per cento.
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