ROMA – Partita finale con tentativo di mediazione sul filo di lana per fisco regionale e costi standard sanitari. In vista del voto di questo pomeriggio in bicameralina il Governo sarà impegnato fino all’ultimo minuto su due tavoli: in Parlamento per scongiurare il ripetersi del 15 a 15 verificatosi sul federalismo municipale e con i governatori per incassare il via libera delle Regioni con il nodo sempre in sospeso dei 425 milioni per il trasporto pubblico locale. Ieri le trattative sono andate avanti fino a tarda serata e proseguiranno anche stamattina. In commissione sembra ormai scontato il “no” del Terzo polo e dell’Idv, a cui non sono bastate le caute aperture giunte nei giorni scorsi dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, ad esempio sull’accisa per i tabacchi chiesta dai dipietristi. La principale incognita politica è la posizione del Pd che oggi riunirà, alla presenza del segretario Pier Luigi Bersani, i membri della bicameralina e i capigruppo di Camera e Senato. L’orientamento di massima è per un voto negativo ma la scelta alla fine potrebbe cadere sull’astensione se andasse in porto la mediazione sulla terza via per la «clausola di salvaguardia» pretesa dai democratici. Anziché prevedere la sospensione automatica dell’attuazione del fisco regionale se nel 2012 i conti per i governatori rischiassero di non tornare, si sta trattando sulla possibilità di affidare a un decreto correttivo la revisione delle misure messe in campo oggi con la riforma federale. Naturalmente la scelta del Pd a favore di un’eventuale mediazione sarà ancora più difficile davanti alla bocciatura già annunciata dal resto dell’opposizione. In caso di pareggio, infatti, l’Esecutivo sarebbe costretto a riferire alle Camere, magari chiedendo ancora una volta il voto di fiducia. Tra le novità dell’ultim’ora accolte dal Governo spicca l’introduzione nel parere di maggioranza di un’osservazione sponsorizzata in prima persona dal presidente della commissione, il siciliano Enrico La Loggia (Pdl). La proposta punta ad attribuire ai territori che estraggono o raffinano idrocarburi o gas naturali una compartecipazione alle accise in compensazione dei danni ambientali subiti parametrata sul numero degli abitanti. Proprio la richiesta che la Sicilia ha da tempo avanzato al tavolo con l’Esecutivo. Dal nuovo incontro di ieri con Calderoli, intanto, i governatori hanno incassato una nuova garanzia sul ristoro nel 2011 dei 425 milioni per il trasporto pubblico locale. Ma ancora senza una formalizzazione sulla copertura né sulla modalità e i tempi del finanziamento: potrebbe essere un decreto legge ad hoc o un decreto ministeriale utilizzando parte dei fondi per gli ammortizzatori sociali stanziati dalla legge di stabilità. «Aspettiamo la proposta del governo poi decideremo», ha detto per le Regioni Vasco Errani (Emilia Romagna, Pd) rimandando al vertice di questa mattina tra tutti i presidenti. Le ripetute riunioni col Governo non hanno dato ancora esiti. Anche perché i governatori hanno messo sul piatto un nutrito pacchetto di modifiche al testo del relatore Massimo Corsaro (Pdl). A cominciare dalla fiscalizzazione dei tagli al trasporto locale per il 2012, che valgono 1,635 miliardi, su cui però Calderoli sarebbe scettico nonostante l’impegno preso il 16 dicembre scorso. Altre richieste in attesa di risposta: eliminare lo sblocco delle addizionali Irpef dal 2011, sostituire la compartecipazione all’accisa sulla benzina con l’addizionale Irpef dal 2013 e non dal 2012, essere coinvolte nella definizione dei costi standard.
I PILASTRI DEL DECRETO ATTUATIVO SUL FISCO REGIONALE
Sblocco dell’addizionale Irpef in tre tempi
Il Dlgs dispone lo sblocco dell’addizionale Irpef in tre tempi. Alla parte fissa dello 0,9% (da rideterminare nel giro di un anno con Dpcm) le regioni potranno aggiungere: fino al 2013 lo 0,5%, nel 2014 l’1,1% e dal 2015 in poi il 2,1%. Solo il primo “scatto” si applicherà a tutti gli scaglioni di aliquota. Gli altri due varranno solo per i redditi superiori a 28mila euro. In aggiunta i governatori avranno anche l’intera Irap che potranno anche azzerare, sempreché non abbiano portato l’addizionale Irpef oltre l’1,4%.
Compartecipazione all’Iva territoriale
Allo stesso modo dei Comuni, anche le Regioni otterranno una compartecipazione all’Iva. Ben più ampia però di quella dei municipi visto che sarà del 44,7% fino a nuova determinazione. In una misura tale da garantire l’intero finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale. L’Iva sarà territoriale: si terrà conto dei consumi registrati con il quadro Vt delle dichiarazioni. Inoltre verranno presi in considerazione anche gli scambi degli enti non market (Pa e onlus).
Perequazione a regime nel 2013
Dal 2013 scompariranno i trasferimenti statali. Ogni Regione dovrà finanziare le proprie uscite con i tributi propri, le compartecipazione o addizionali ai tributi erariali e le quote del fondo perequativo. La perequazione partirà nel 2013 e servirà a garantire il finanziamento integrale (ma a costi standard) della spesa per le funzioni fondamentali: sanità, assistenza, istruzione e trasporto. Nelle altre materie, su input del Pd ridurrà le distanze del 75% tra territori ricchi e poveri.
Ipt e Rc auto a province e città metropolitane
Definita anche la futura finanza provinciale. Gli enti di area vasta potranno contare su un’imposta provinciale di trascrizione (Ipt) che verrà riformata, sull’imposta sull’Rc Auto al 12,5% che sarà manovrabile da quest’anno in su o in giù del 3,5%, su una quota del bollo auto regionale e su una compartecipazione all’Irpef. Il tutto servirà a compensare il taglio dei trasferimenti statali e regionali. Le stesse imposte spetteranno (anche se in misura diversa) alle città metropolitane.
Per i costi standard tre regioni benchmark
Saranno 3, scelte in una rosa di 5, le regioni benchmark per la determinazione di costi e fabbisogni standard sanitari regionali. Dovranno essere una del nord, una del centro e una del sud d’Italia, e una dovrà essere di «piccola dimensione geografica». Nessuna di esse potrà essere sottoposta a piano di rientro. L’anno di partenza sarà il 2013 sulla base dei bilanci di asl e ospedali del 2011. Se si partisse quest’anno le scelte cadrebbero su Lombardia, Toscana e Basilicata.
Interventi straordinari per infrastrutture al Sud
Arrivano gli «interventi strutturali straordinari» per rimuovere le carenze infrastrutturali che riguardano principalmente il sud, ma in genere anche le zone montane e le piccole isole, e che hanno effetti sui costi delle prestazioni sanitarie. I ritardi strutturali saranno individuati sulla base di non meglio definiti «indicatori socio-economici e ambientali» – non dunque anche la deprivazione chiesta dal sud – ma in «complementarietà» con gli interventi straordinari per l’edilizia sanitaria già previsti
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