Boom delle rinnovabili nel 2010. Nonostante la crisi, i ricavi globali per l’energia eolica, il solare fotovoltaico e i biocarburanti sono aumentati lo scorso anno del 32,5%, passando dai 139,1 miliardi del 2009 a 188,1 miliardi di dollari. All’interno di questo risultato, si è assistito a un raddoppio del mercato del solare fotovoltaico, mentre si è registrato un leggero calo nel comparto eolico, sia in termini di dimensione del mercato, sia con riferimento alle installazioni. A questo trend non si è sottratto il sistema Italia che lo scorso anno ha superato il milione e 600 mila metri quadri di impianti solari termici, 754MW di fotovoltaico e 5.100 megawatt di energia prodotta dagli impianti eolici. Un boom che ha fatto sentire i suoi effetti soprattutto nei 15 Comuni italiani che hanno sposato al 100% la filosofia dell’impatto zero realizzando una serie di interventi che li hanno resi del tutto indipendenti dalla rete elettrica nazionale. Dieci si trovano in provincia di Bolzano, tre nelle immediate vicinanze di Aosta e due (Fondo e Cavalese), non distanti da Trento. «In queste realtà sono gli impianti a biomasse allacciati a reti di teleriscaldamento a soddisfare ampiamente i fabbisogni termici e un mix di impianti rinnovabili a permettere di soddisfare e superare anche ampiamente i fabbisogni elettrici dei cittadini residenti», hanno fatto sapere da Legambiente che ha assegnato la palma d’oro di Comune a più alta efficienza energetica a Sluderno, in provincia di Bolzano. «È un Comune di poco più di 1.800 abitanti che fonda il suo successo su diversi impianti diffusi nel territorio. Dai 960 metri quadri di pannelli solari termici e 512 kW di celle fotovoltaiche diffusi sui tetti di case e aziende, ai 4 micro impianti idroelettrici di potenza complessiva di 232 kW». Ma non sono state solo le amministrazioni pubbliche a sposare la causa delle rinnovabili. Il colosso tedesco Thyssen Krupp ha concluso da poco la realizzazione del più grande impianto fotovoltaico mai realizzato sul tetto di un capannone industriale. Si tratta dell’impianto produttivo del tubificio Terni che si estende su una superficie complessiva di 45mila metri quadri e consente di ottenere una potenza totale di 2,2 MW riducendo di 1.400 tonnellate le emissioni annue di CO2 e soddisfacendo al tempo stesso il fabbisogno energetico annuo di ben mille famiglie grazie ai 2,3 milioni di kWh annui di energia. Si è convertita al fotovoltaico anche Scavolini, che già da alcuni anni si impegna a fondo nel trasformare i tetti dei propri stabilimenti in generatori di energia pulita. Ha preso forma così, un impianto da 400 mila Kwh su una superficie di 2.500 mq che permette di risparmiare 88 mila litri di gasolio, oltre a evitare l’emissione di 213 mila kg di CO2 e l’abbattimento di 28 mila alberi. Sempre a Pesaro, Scavolini ha sostituito 50 mila mq di eternit dai propri capannoni con 36 mila mq di pannelli solari capaci di produrre 3,5 milioni di Kwh l’anno, in modo da rendere lo stabilimento quasi totalmente autonomo sul piano energetico. Ha scelto invece la via della cogenerazione la Peroni, che negli ultimi anni, attraverso la società Siram, ha realizzato una centrale da 3 MW, all’interno degli impianti di produzione della birra, che consente un recupero termico di acqua e vapore in grado di ridurre le emissioni di CO2 di 6.800 tonnellate tra il 2007 e il 2009, con un risparmio energetico di oltre 2.300 tonnellate di petrolio equivalenti. Sulla stessa linea anche Coca-Cola inaugurando di recente un impianto di cogenerazione presso l’impianto di imbottigliamento di Nogara, in provincia di Verona, con un investimento di 22 milioni di euro. L’impianto fornirà energia elettrica e termica, acqua calda e anidride carbonica per usi industriali, e permetterà di tagliare le emissioni di CO2 del 66%, con un incremento dell’efficienza stimato dell’83% rispetto ai sistemi tradizionali.
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