ROMA – Soluzione sempre più vicina per i nuovi incentivi alle fonti rinnovabili. Ieri si è svolta una riunione tecnica al ministero degli Affari regionali sul «Quarto conto energia», con un deciso passo avanti, anche se per portare il decreto ministeriale in consiglio dei ministri potrebbero servire ancora alcuni giorni e dovrebbe dunque essere saltato l’appuntamento di domani. A discutere della bozza del provvedimento sono stati ieri i tecnici del ministero dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, degli Affari regionali e degli enti locali. Confermate le linee guida: riduzione graduale degli incentivi, mirata a spazzare via possibili speculazioni, con allineamento ai parametri Ue. Per il nuovo provvedimento (oggi intanto viene pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto legislativo varato lo scorso 3 marzo) i tempi sono comunque stretti, ha assicurato ieri il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. «Nelle scorse settimane – ha spiegato – ci sono state le consultazioni con tutte le organizzazioni, oggi (ieri per chi legge ndr) c’è stato un ulteriore incontro tecnico ristretto con la conferenza Stato-Regioni, credo che entro la prima decade di aprile concluderemo il lavoro e emaneremo un decreto ministeriale che dovrà rispettare quanto votato all’unanimità sia alla Camera sia al Senato e quindi salvaguarderà gli investimenti in corso». Proprio questo è il punto più delicato: come salvaguardare le imprese che hanno già iniziato a investire. Anche ieri le associazioni dei costruttori Ance e Ancpl-Legacoop hanno chiesto la garanzia dei diritti acquisiti. Il ministro dell’Ambiente ha spiegato che per impianti messi in esercizio bisognerà intendere anche «impianti posati e non allacciati alla rete, il che consentirà di superare una serie di problemi che non dipendono da chi ha fatto l’investimento». Il governo varerà un taglio degli incentivi molto lieve per i primi sei mesi («per non penalizzare gli investimenti in corso, quindi anche quelli programmati con il vecchio regime e non conclusi a fine maggio») e un successivo «scalone» a partire dal 2012, «senza fissare un tetto di megawatt annuali, ma con un tetto complessivo in milioni di euro fino alla fine degli incentivi».
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