Un mare di risorse comunitarie buttate al vento. Lasciate inutilizzate perché utilizzarle richiederebbe programmazione e efficiente gestione amministrativa. Troppo per le regioni italiane. Sul banco degli imputati ci sono i territori dell’ex Obiettivo 1 (in pratica tutto il Sud) che non ne vogliono proprio sapere di spendere i fondi stanziati dall’Unione europea e che invece dovrebbero servire a promuovere lo sviluppo economico e sociale. Era già accaduto nelle precedenti programmazioni comunitarie (1994-1999 e 2000-2006) e si sta ripetendo oggi con la programmazione 2007-2013 che, a due anni dalla scadenza, vede le cinque regioni del Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia) praticamente inerti nell’utilizzo delle risorse comunitarie. Su una dotazione di 233,8 miliardi di euro (si veda tabella in pagina) ne sono stati impegnati solo tre (per la precisione 2,987 miliardi) pari all’1,3% del totale. E’ quanto emerge dagli ultimi dati dell’Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l’Ue, l’organismo interno alla Ragioneria generale dello stato a cui spetta monitorare l’utilizzo dei fondi europei. E il merito di quell’1,3% è ascrivile essenzialmente a una regione, la Basilicata, che su circa 9,7 miliardi assegnati da Bruxelles ne ha impegnati quasi 2,3 (pari al 23,7% del totale) e ha disposto pagamenti per 547 milioni di euro. La Campania ha intaccato solo in minima parte la propria, considerevole, dotazione di fondi pari a 115 miliardi di euro. Gli impegni assunti dalla regione ammontano a soli 707 milioni di euro (a fronte però di zero pagamenti) che sono già qualcosa se paragonati alle performance delle altre regioni meridionali. Calabria, Sicilia e Puglia infatti hanno lasciato «immacolate» le proprie dotazioni (rispettivamente di 34,4 miliardi, 29,9 e 44,7) non impegnando nemmeno un euro. E mentre Sicilia e Puglia almeno hanno dato segnali di vita disponendo pagamenti del valore complessivo di 1 miliardo e 856 milioni, la Calabria non ha fatto nulla. Un immobilismo che fa tanto più riflettere se si pensa che l’austerity imposta alle pubbliche amministrazioni dalla manovra correttiva di luglio 2010 (dl 78) rende i fondi comunitari le uniche risorse certe per gli enti. Per cercare di stanare i governatori del Sud dall’immobilismo il ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, un mese fa era andato in ciascuna regione del Sud nel tentativo di spiegare che i fondi Ue non vanno sprecati e sopratutto che è meglio concentrarsi su pochi, grandi, obiettivi strategici piuttosto che parcellizzare le risorse in centinaia di progetti più piccoli e senza futuro. Unico presidente a salvarsi dalle reprimende di Fitto era stato Vito De Filippo della Basilicata. «Con lui», aveva detto il ministro, «c’è la massima collaborazione e lo dimostra il fatto che i numeri della Basilicata sono assolutamente positivi e rappresentano un esempio unico al Sud».
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