GENOVA – La Liguria mette in ordine leggi e norme a favore della famiglia, dal settore dell’edilizia agevolata alle pari opportunità, e introduce la “valutazione di impatto familiare”, strumento per misurare gli effetti degli interventi in materia di welfare e indirizzare le scelte del legislatore. Accade in una regione in cui i nuclei familiari sono più poveri della media registrata nelle altre regioni del Nord Italia, con un reddito medio di 28.883 euro. La giunta Burlando ha approvato a metà marzo un disegno di legge (Ddl 126) – su cui la commissione Salute del Consiglio regionale ha già effettuato le audizioni – che fissa in 13 articoli i principi delle politiche a sostegno della famiglia e richiama, in un unico testo, le norme contenute in varie leggi varate negli anni. «Si tratta di un provvedimento assunto con i piedi per terra – sottolinea l’assessore regionale alle Politiche sociali Lorena Rambaudi – che non contiene progetti irrealizzabili, vista la scarsità di risorse, ma pone l’attenzione sulle politiche regionali dedicate alle persone e alle famiglie». La dotazione finanziaria prevista non supera e 60mila euro. L’opposizione mette sul tavolo la sua controproposta, presentata da Roberta Gasco e Marco Scajola, del Pdl: «La nostra – sottolinea Gasco – è una vera legge che punta a valorizzare le famiglie, quelle fondate sul matrimonio, e non semplicemente una somma di leggi esistenti». Punti di partenza diversi, dunque, visto che la giunta, nell’articolo 1 del Ddl, accanto ai matrimoni, tutela la «stabile convivenza e i legami familiari, parentali e sociali». Per l’opposizione, l’adozione del quoziente familiare, il sostegno ai servizi per la prima infanzia e per gli anziani in famiglia sono i punti qualificanti della proposta, «questioni sulle quali – ribadisce Gasco – non troviamo risposte nel Ddl di giunta». L’approccio alla materia diventa integrato, nel senso che la regione, attraverso la giunta, s’impegna a coordinare le politiche nei vari settori e i piani attuativi, approvando un programma integrato intersettoriali delle politiche familiari. Interessante anche il tema della semplificazione, con l’articolo 10 che prevede progetti ad hoc per la semplificazione amministrativa a favore delle famiglie. Infine, l’omogeneità e la proporzionalità dei criteri per l’accesso ai servizi e per determinare il concorso di spesa a carico delle famiglie, privilegiando il reddito Isee quale parametro per la concessione di contributi. I sindacati, a cominciare dalla Cgil, mettono l’accento sul problema delle risorse e sul rischio che le politiche di sostegno alle famiglie finiscano, in un periodo di taglio netto ai fondi per il welfare, per far lievitare le tariffe. «Chiediamo – sottolinea Giulia Stella, della segreteria regionale – che la legge preveda un riferimento al coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, al pari della Consulta regionale della famiglia. Ci sembra inoltre che il riferimento alla società naturale fondata sul matrimonio sia un passo indietro rispetto alla legge regionale 12/2006, che invece si riferisce a persone senza vincoli formali di matrimonio».
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