Dodici su 17 dipendenti della Camera che il 25 gennaio 2010 sono stati beccati in flagrante assenteismo e per questo sono finiti sul registro degli indagati con l’ipotesi di truffa e falso sono tornati al lavoro nei giorni scorsi. Hanno patteggiato un’entità di pena variabile e hanno pagato un risarcimento medio di 50mila euro ciascuno per danno d’immagine e anche per le ore non lavorate. I rimanenti 5 avendo rifiutato il patteggiamento sono stati rinviati a giudizio e dovranno attendere lo svolgimento dell’intero iter processuale. Tre di questi intanto hanno raggiunto l’età della pensione. La Camera che all’epoca dei fatti ci tenne a precisare che l’inchiesta della Procura di Roma aveva preso le mosse da un’apposita denuncia all’autorità giudiziaria presentata dalla stessa amministrazione, oggi attraverso la commissione disciplinare interna ha deciso di riammettere in servizio i dodici dipendenti applicando la sanzione massima prevista subito dopo la destituzione, ossia una sospensione di sei mesi. Un tempo che è ormai trascorso. La destituzione non era applicabile in quanto il giudice non ha applicato la sanzione accessoria di interdizione dai pubblici uffici.
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