MILANO – Il giorno più lungo è quello di Milano. Le amministrative del capoluogo lombardo riservano, nel panorama italiano, le maggiori sorprese. Prima di tutto il ballottaggio: tra 15 giorni i cittadini milanesi si recheranno ancora alle urne, scegliendo chi sarà il sindaco tra Giuliano Pisapia, candidato sfidante del centrosinistra, e Letizia Moratti, sindaco uscente del centrodestra. Il risultato veniva dato per scontato dalla coalizione di Pisapia, mentre invece sembrava un’ipotesi improbabile per quella della Moratti. Secondariamente, il risultato: Pisapia è in testa con il 48%, con un consenso che parrebbe distribuito trasversalmente in tutta la città; la Moratti, che sembrava partire con qualche punto di vantaggio, si ferma invece al 41,6%. Complice, probabilmente, il terzo polo, che ha ottenuto il 5,5 percento. Si sono recati alle urne 670mila milanesi, numero stabile rispetto alle amministrative del 2006, nonostante l’attesa di un maggiore astensionismo. «I milanesi hanno dato una doppia bocciatura, la prima all’amministrazione Moratti, la seconda a Silvio Berlusconi, che ha chiesto di votare non per la città, ma per lui», commenta subito Pisapia. Dal quartier generale della Moratti passano invece molte ore prima che qualcuno rilasci una dichiarazione. Poi, in serata, arrivano le parole del coordinatore lombardo del Pdl, Mario Mantovani: «I sondaggi davano risultati diversi. Quella di Pisapia non era una vittoria scontata – dice – Ora ci prepareremo a comunicare il programma per Milano». Anche il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni mostra stupore: «Non mi aspettavo queste proporzioni, ero convinto del ballottaggio e consideravo fisiologica la quota del 46%. Ma al momento il voto è largamente inferiore e questo segnala parecchie criticità». Dopo la mezzanotte finalmente Letizia Moratti commenta i risultati, definendo «un buon risultato» quello del centrosinistra e sostenendo che «da Milano deve ripartire una fase nuova per il centrodestra», dato che «con il ballottaggio si apre un’altra campagna elettorale». Al di là del dato complessivo, leggendo dentro i numeri si scoprono le tendenze. Una delle più rilevanti è che la Moratti ha circa 2 punti percentuali in meno rispetto alla somma delle liste che la sostengono, probabilmente a causa del voto disgiunto dei leghisti. Pisapia, al contrario, supera la sua coalizione di un punto percentuale circa. Il doppio voto è un trend che in questa tornata elettorale ha probabilmente un suo particolare significato: sembra infatti che molti cittadini abbiano scelto di sbarrare la croce sopra il simbolo del Carroccio ma che abbiano contemporaneamente preferito un altro candidato sindaco rispetto a quello “naturale”, cioè Letizia Moratti. Non è del resto una novità che la Lega, in Lombardia come a Milano, sia talvolta una spina nel fianco della maggioranza. E tuttavia la Lega perde circa il 5% rispetto alle regionali di un anno fa, quando arrivò al 14,5 percento. E così partono le prime polemiche: «Finora potevamo dire che il Pdl vinceva grazie alla Lega, ora possiamo dire che la Lega perde per colpa del Pdl», dice il leader del Carroccio Umberto Bossi. Non va meglio al Pdl, che rispetto ad un anno fa perde il 7% circa, scendendo a quota 29% circa. Insomma, quella coalizione che nel 2010 ha permesso la riconferma (per il quarto mandato consecutivo) del presidente regionale Formigoni, soltanto un anno dopo sembra fare acqua da tutte le parti, con un -12% nel capoluogo regionale. Segno che la strategia del Pdl di rendere le amministrative di Milano un test per il governo e il premier non si è rivelata vincente. In crescita, invece, il Partito democratico, che in un anno arriva a circa il 28,5%, oltre due punti in più rispetto alle regionali, arrivando ad un sostanziale testa a testa col Pdl. Dal quartier generale del centrosinistra questo dato viene vissuto come un grande successo, soprattutto per il fatto che il Pd è riuscito a trainare il consenso nonostante la frammentazione della coalizione di Pisapia in partiti più piccoli e liste civiche, e dimenticando che Pisapia non era il candidato indicato dai democratici durante le primarie dello scorso novembre. Stabili i grillini, col 3,3%, mentre si dimezzano i voti dell’Udc (all’1,8%). Fli raggiunge il 2,5 percento. Il quadro complessivo mostra insomma che le alleanze dei prossimi 15 giorni potrebbero rendere la riconferma della Moratti tutt’altro che scontata.
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