Il codice antimafia rafforza i controlli sui fornitori della Pa

Verso il Cdm – Regole in arrivo

Il Sole 24 Ore
25 Maggio 2011
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Il nuovo Codice unico antimafia potrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri in calendario mercoledì della prossima settimana. Il provvedimento ? previsto nella legge delega 136/2010 che per gli appalti ha introdotto già dallo scorso settembre l’obbligo della tracciabilità ? punta, da un lato, a raggruppare in un solo testo le disposizioni del settore e le misure di prevenzione e, dall’altro lato, a modificare e integrare la disciplina in materia di documentazione antimafia. In particolare, il nuovo Codice rafforza i controlli sui fornitori della pubblica amministrazione per arginare i tentativi di infiltrazione. Anche se, va detto, la riforma partirà scaglionata: una prima parte, quella legata alla nuova informativa antimafia e alla banca dati per monitorare in tempo reale la situazione dei fornitori, subito; una seconda, che rivede la certificazione antimafia ed estende i controlli anche al direttore tecnico e agli organi contabili del-l’impresa, dopo due anni dall’arrivo del decreto. Il Codice si articolerà su cinque Libri. Il primo sarà dedicato alle norme sulla definizione della criminalità organizzata di tipo mafioso. Il secondo alle misure di prevenzione, il quarto alle attività informative e investigative e all’amministrazione dei beni sottratti alla mafia. Mentre il quinto dispone alcune modifiche al codice penale e alla legislazione penale complementare. Il terzo libro del Codice è dedicato invece alle «Nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia» con l’obiettivo di riordinare e aggiornare tutta la delicata materia delle verifiche anti?criminalità negli appalti pubblici. L’ultimo intervento risaliva al 1998. La bozza di decreto mantiene la vecchia certificazione antimafia, già oggi necessaria per partecipare alle gare e che testimonia l’inesistenza di cause di decadenza o sospensione dovuta a presenze mafiose. Ma si prevede che siano le stesse amministrazioni a chiedere e ottenere dalla banca dati unica (gestita dal ministero dell’Interno e alimentata dalla prefetture) la certificazione e non più le imprese a dover presentare il visto insieme con il certificato camerale. La nuova certificazione è però tra gli istituti a partenza rinviata di due anni. L’applicazione è immediata, invece, per l’informativa antimafia, ovvero per il controllo sulla presenza di semplici tentativi di infiltrazione mafiosa, che però è limitata agli aggiudicatari di una gara d’appalto sopra la soglia europea e ai subappalti oltre i 150mila euro. Anche in questo caso la stazione appaltante potrà ricevere le notizie dalla futura banca dati unica. Ma rispetto a oggi non avrà più scelta: se l’impresa è tra quelle «segnalate» come soggetta a infiltrazioni dovrà sempre bloccare il contratto, anche in corso d’opera. Due sole eccezioni: quando il servizio o la fornitura è considerata essenziale e quando si tratta di lavori di massima urgenza. Oggi invece la Pa può sempre decidere a sua discrezione se andare avanti o no.

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