Affidamenti di intere metropolitane senza gara che vanno avanti così da ben 35 anni, premi per il miglioramento dei progetti e pagamenti aggiuntivi agli appaltatori non dovuti. La fotografia delle storture e dei vizi che affollano ancora il mercato dei lavori pubblici è contenuta nella Relazione annuale dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, presentata ieri al Parlamento (e anticipata dal Sole 24 Ore di ieri). Al vicepresidente del Senato, Domenico Nania, il presidente dell’Autorità, Giuseppe Brienza ha illustrato un quadro a tinte fosche con molte criticità. Ad esempio: «Uno scarso livello concorrenziale, un’eccessiva litigiosità dei soggetti coinvolti una sproporzionata durata dei contratti nonché un frequente e immotivato ricorso a varianti che provocano un sensibile aumento dei costi contrattuali». Nella stesa Relazione le denunce scendono dal generale ai casi concreti, frutto delle ispezioni dell’Autorità. A Napoli, ad esempio, la linea 1 della metropolitana va avanti dal 1976 – da 35 anni – cioè con una vecchia concessione alla M.N. che non prevede alcuna gara. Tre decenni di leggi Merloni e direttive comunitarie sono passati invano: proroga su proroga, siamo arrivati al settimo atto addizionale e ancora si affidano appalti (l’ultimo nel 2008 per la seconda uscita della stazione di Colli Aminei) senza confronto concorrenziale. Varianti e costi lievitati anche per il Megalotto 2 da 740 milioni della Jonica, affidato al raggruppamento Astaldi/Ing. Nino Ferrari, con la formula del contraente generale che, in teoria, prevede l’opera «chiavi in mano». L’appaltatore ha già chiesto finora riserve per 340 milioni, la più grande «231 milioni – si legge nella Relazione – riguarda l’andamento anomalo della commessa». Finora sono stati riconosciuti dall’Anas solo 47 milioni in più, ma secondo l’Autorità in base a «valutazioni del tutto teoriche», mentre le uniche somme che dovrebbero essere pagate sono quelle dovute a «circostanze del tutto imprevedibili». A Roma invece per la linea B1 il Comune ha riconosciuto all’appaltatore, il consorzio Risalto, sei milioni di premio (la metà del risparmio ottenuto con una variante migliorativa). Soldi non dovuti secondo Brienza perché spettano solo alle «proposte migliorative presentate dal-l’appaltatore in corso d’opera», mentre qui si era ancora alla fase del progetto che era stato fatto dall’appaltatore stesso. I numeri forniti da Brienza – ieri alla sua prima e ultima Relazione, visto che il mandato scade il 4 agosto – hanno suscitato reazioni. Per le cooperative sociali, accusate di aver ottenuto 5 miliardi senza gara «non corrispondono alla realtà». Secondo Federsolidarietà – Confocooperative, Legacoopsociali e Agci Solidarietà, gli appalti sarebbero di gran lunga inferiori e – precisa una nota – tutti affidati con una legge dello Stato e non con una procedura illegittima». I presidente dei costruttori dell’Ance, Paolo Buzzetti condivide l’allarme su in house (il 68% delle spa pubbliche al di fuori del Codice appalti) e trattativa privata (28% dei 111 miliardi di commesse pubbliche). «Un vero vulnus per il mercato e per la concorrenza nel nostro settore e non solo», commenta.
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