ROMA – Il possibile antidoto ai “mal di pancia” della Lega giunge ancora una volta dal federalismo. Tra le ipotesi al vaglio del Governo in vista della manovra di fine mese ci sarebbe anche l’anticipo al 2012 degli “sconti” per i Comuni virtuosi contenuti nel decreto legislativo su premi e sanzioni attualmente all’esame della bicamerale. Per andare incontro al pressing crescente del Carroccio sull’allentamento del patto di stabilità l’Esecutivo potrebbe infatti stralciare dall’ottavo provvedimento attuativo della riforma federale gli articoli 7 e 8 che introducono, a partire dal 2014, meccanismi punitivi o premiali per chi, rispettivamente, sfora o rispetta il patto di stabilità. Oppure decidere di lasciarli nel Dlgs anticipandone l’entrata in vigore all’anno prossimo. Più nel dettaglio, la prima delle due disposizioni prevede una serie di penalità per gli enti locali che non rispettano il patto: dall’obbligo di versare entro 60 giorni la differenza tra obiettivo programmato e risultato al divieto di ricorrere a indebitamento; da un tetto alla spesa corrente pari alla media dell’ultimo triennio al divieto di assunzioni fino alla riduzione del 30% dei gettoni e delle indennità. La seconda norma prevede invece uno “sconto” (in una misura che sarà determinata dall’Economia) per chi ha centrato il target. Il bonus sarà più o meno ampio in base a una serie di indicatori: peso del personale sulle uscite correnti, tasso di indebitamento, livello dei servizi erogati e della pressione fiscale. Su premi e sanzioni è intervenuto ieri anche Luca Antonini. Nella sua audizione davanti alla bicamerale, il presidente della commissione paritetica per il federalismo ha difeso con forza la bontà di un provvedimento che non ha ottenuto l’intesa in Conferenza unificata, definendolo uno strumento per arrivare alla «fine dell’impunità politica» poiché «oggi il sindaco che porta al dissesto il suo ente può diventare parlamentare europeo mentre domani potrà essere sanzionato con il fallimento politico». Antonini ha posto anche l’accento sulla «trasparenza» che questo provvedimento genererà grazie all’introduzione dell’inventario «di fine legislatura regionale» e di «fine mandato provinciale e comunale». Grazie al quale, ha aggiunto, si metterà fine alla prassi per cui «dei bilanci non si parla mai prima delle elezioni ma solo dopo quando si attribuisce all’amministratore uscente questo o quel buco». Di diverso avviso il Pd. Per Marco Causi il decreto va «riscritto» oltre che completato con l’inserimento di un articolo dedicato al patto di convergenza. Il tempo per farlo in teoria c’è visto che, salvo proroghe, l’approvazione in commissione dovrà arrivare entro il 18 luglio.
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