MILANO – Con la pubblicazione in «Gazzetta» della legge di conversione del Dl Sviluppo assume una veste ufficiale il rebus della riscossione per i Comuni, che con le nuove regole appare insolubile. Oltre all’addio di Equitalia, dal 1° gennaio 2012, la nuova regola offre tre opzioni, quasi impercorribili per la maggioranza degli enti locali: reinternalizzare il servizio, senza violare i limiti al turn over e senza poter assumere gli ufficiali della riscossione, affidarlo a società private, che avranno però strumenti depotenziati rispetto agli attuali, oppure a società «interamente pubbliche». Gli interrogativi sulla gestione della riscossione riguardano i 6.100 Comuni che si affidano a Equitalia e i 4.500 che secondo l’Anacap sono serviti da una delle 80 società private iscritte all’Albo (società ed Equitalia convivono in molti Comuni su diversi tributi). Ad aggravare il quadro c’è il fatto che questa terza possibilità, per molti versi la via preferenziale, si inceppa sul divieto, assoluto per i Comuni fino a 30mila abitanti e quasi inevitabile per quelli fra 30 e 50mila (si tratta in tutto del 98% degli enti), di costituire nuove società (lo stop è previsto dall’articolo 14, comma 32 del Dl 78/2010). Divieto, peraltro, reso immediatamente operativo dalla manovra in discussione al Senato, che (articolo 20, comma 13) cancella l’esigenza di attendere un decreto interministeriale per attuare lo stop alla creatività societaria dei sindaci. Dal momento che i sindaci non si possono affidare a società dei vicini, perché l’affidamento in house è limitato al territorio dell’ente che costituisce l’azienda, esisterebbe a questo punto un’unica soluzione: la creazione di alleanze di Comuni, che insieme superino i 30mila abitanti, per la creazione di una nuova società a cui affidare la riscossione. Oltre ad andare in controtendenza rispetto alla semplificazione societaria chiesta dalle regole degli ultimi anni, questa soluzione sembra difficile da attuare in tempo per renderla operativa dal 1° gennaio prossimo. Sulle barricate, poi, ci sono anche i privati, che perdono la procedura esattoriale per tornare alle regole del Rd 639/1910: un iter che impone i passaggi dall’ufficiale giudiziario, e che rischia di portare fuori mercato gli operatori.
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