Nuovi modelli di governo dei territori

Taglio delle Province

Il Sole 24 Ore
12 Settembre 2011
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Alleggerire il reticolo delle istituzioni, eliminando con le province un livello della rappresentanza politica territoriale, non risolve, anzi apre una serie di problemi: si tratta di problemi “giusti”, quelli che serve davvero affrontare. Il vuoto così creato è come una scossa impressa al sistema pubblico dall’esterno, che obbliga i diversi attori a modificare i loro comportamenti, È un’irripetibile opportunità di innovazione, che si può cogliere pienamente, però, solo uscendo da una visione di mero calcolo di somma-sottrazione rispetto alle voci di spesa attuali. Al contrario, serve una proiezione orientata a una serie di progetti di cambiamento in contesti inter-organizzativi, che investano nella loro interezza i sistemi regionali di governo locale anche nei loro rapporti con le amministrazioni statali periferiche. È certo necessario riconsiderare gli stessi confini regionali, così da abbandonare ricette semplicistiche che si ritengono erroneamente valide per ogni situazione. Al di là del disegno istituzionale di ordine macro, vorrei sottolineare l’importanza di tre azioni attuative, che mi pare abbiano avuto sinora poca attenzione.

1) Recuperare efficienza per linee orizzontali e inter-organizzative. Evitando di confondere le funzioni di rappresentanza politica delle popolazioni con quelle inerenti le strutture operative, si tratta di operare su queste ultime attraverso piani industriali per la costituzione di centri di servizi condivisi, su scala territoriale ottimale, per una molteplicità di aree sia rivolte al pubblico (servizi sociali, demografici, culturali) sia progettuali e di gestione interna (informatica, gestione del personale, bilanci e amministrazione economica, acquisti e appalti).

2) Definire spazi strategici corrispondenti alla scala dei problemi. Nello spazio delle politiche pubbliche oggi manca un allineamento adeguato tra la scala dei problemi e quella degli interventi. Ciò vale per una molteplicità di settori che richiedono politiche di area vasta: è il caso di trasporti, smaltimento rifiuti, sicurezza, sviluppo economico dei territori, risorse idriche, pianificazione urbanistica. Settori diversi richiedono, per ragioni tecniche, definizioni diverse dell’area vasta, che non sempre riflettono gli attuali confini delle province. Un ridisegno è necessario in una visione integrata dei territori.

3) Attivare politiche del personale di sistema. Un ampio aggregato di personale pubblico locale, non meno di un quarto del totale, appare destinato a cambiare riferimento organizzativo. In più si dovrebbe tener conto degli addetti operanti nelle varie strutture collegate a questi e altri enti. Non si vede come una riorganizzazione di questa portata possa essere gestita in un contesto di responsabilità frammentate. Invece, dato che la gestione del personale rappresenta un ambito fondamentale anche sotto il profilo economico, sarà necessario disporre nella fase di transizione di centri unitari di governo del personale, gestione della mobilità e negoziazione con i sindacati, che rispondano al sistema complessivo delle autonomie (non alle sole amministrazioni regionali). Interpretare questa transizione nell’ottica di progetti di change management che travalichino i confini delle attuali organizzazioni può essere fertile anche dal punto di vista del rinnovamento delle culture e degli strumenti di amministrazione e gestione, con il superamento, per esempio, di numerosi dispositivi previsti dalla “riforma Brunetta”, come i piani di performance incentrati su singole amministrazioni. Si tratta di entrare in un nuovo ordine di pensiero sull’amministrazione pubblica, sul suo ruolo e funzionamento, superando il dominio del paradigma imperniato su una visione “verticale” di entità separate, costruite intorno a una molteplicità di schemi giuridici: amministrazioni, enti, consorzi, agenzie, società. Ciò significa affrontare il governo delle reti e dei rapporti inter-organizzativi da cui dipendono i beni comuni essenziali per la prosperità dei territori, la sicurezza delle comunità, il benessere dei cittadini e il loro accesso a informazioni e processi decisionali partecipati.

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