La buona prassi della trasparenza fatica a essere applicata negli enti locali. A quasi due anni dall’approvazione dell’Anagrafe pubblica degli eletti – strumento che prevede, per il Comune di Roma, l’inserimento online dei redditi e delle spese elettorali dei consiglieri comunali – le informazioni inserite sulla home-page del portale capitolino sono ancora poche e frammentarie. Ritardi degli uffici comunali o distrazione degli “onorevoli”: per ora, sui redditi 2010, non c’è alcuna informazione. Stesso discorso vale per le spese elettorali: nessun consigliere comunale le ha ancora rese pubbliche. Va un po’ meglio per le dichiarazioni dei redditi 2009: sono in regola 52 consiglieri comunali su 60. Ma in molti non hanno completato le informazioni relative agli anni 2007 e 2008. C’è da dire che, fino a venerdì scorso, le informazioni relative al 2009 erano online solo per 31 consiglieri comunali. Poi, nel giro di poche ore, gli uffici comunali hanno provveduto a inserire i dati che dovevano essere invece resi pubblici da mesi. A conti fatti, dando una rapida occhiata agli ultimi aggiornamenti, ci sono consiglieri “regolari”, che hanno presentato le dichiarazioni dei redditi dal 2007 al 2009, come Fernando Aiuti (Pdl) che dichiara un reddito di 297 mila euro nel 2009, Massimiliano Valeriani (Pd) con un reddito 58,5 mila euro e Alessandro Onorato (Udc) con 32mila euro di reddito. E poi ci sono consiglieri “ritardatari”, come Ugo Cassone (Pdl), che deve ancora comunicare il reddito 2009 e che però assicura: «È questione di giorni, sono solo un po’ in ritardo». Informazioni parziali o del tutto assenti anche per i consiglieri comunali che sono da poco entrati a far parte dell’assemblea capitolina, come l’esponente dell’Udc Rocco Belfronte, “onorevole” dall’inizio del 2011, che giura: «Ho presentato tutto, devono esserci dei ritardi tecnici». Pagina dell’Anagrafe in bianco sulle dichiarazioni dei redditi 2010. «Io ho presentato il mio reddito 2010 ad aprile 2011 – polemizza Athos De Luca (Pd) – è inaccettabile che gli uffici comunali tardino tanto ad aggiornare il sito. Formulerò un’interrogazione consiliare per chiedere delucidazioni su questi ritardi che ledono l’immagine dei consiglieri comunali». Insomma, a prescindere di chi sia la responsabilità dei ritardi, l’esperimento dell’Anagrafe pubblica degli eletti per il Campidoglio resta un esperimento attuato solo a metà. La battaglia per la sua applicazione era iniziata nel 2008, con la proposta di iniziativa popolare dei Radicali che nella capitale raccolse 7.000 firme, tra cui quella del sindaco Gianni Alemanno. La delibera, dopo vari litigi e modifiche nelle commissioni, venne approvata col voto favorevole e unanime di tutti i consiglieri comunali a dicembre 2009. Si sperava che l’entusiasmo e tanta concordia fosse di buon auspicio per il funzionamento dell’Anagrafe. Invece, i ritardi nella sua applicazione sono evidenti. «E pensare – ha commentato Riccardo Magi, segretario dei Radicali Roma – che lo strumento dell’Anagrafe ha un senso se viene aggiornato con regolarità: non è un compito facoltativo ma obbligatorio dell’amministrazione comunale e degli eletti».
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