Debutta nel pomeriggio in commissione politiche dell’Unione europea, al senato, la comunitaria 2010. E il cammino del provvedimento, che è al terzo passaggio parlamentare ed è stato secondo la presidente e relatrice Rossana Boldi (Lega nord) «già abbondantemente martoriato» dalla camera, si annuncia meno accidentato delle precedenti esperienze. Se, infatti, la maggioranza andò sotto a Montecitorio causando la soppressione degli articoli 1 e 2, fondamentali perché contenenti la delega al governo per l’attuazione delle direttive Ue inserite nel testo, a palazzo Madama, riferisce la senatrice, «finora partiamo bene, perché i pareri giunti dalle altre commissioni non sono ostativi». Ma, soprattutto, la scelta di porre in ogni articolo la delega all’esecutivo, mette al riparo il disegno di legge da un altro, pericoloso blitz dell’opposizione, in una fase politica inquieta. L’esponente del Carroccio, che terrà la sua relazione confidando di portare il provvedimento all’esame dell’aula entro fine ottobre, esprime in un colloquio con ItaliaOggi ottimismo anche sulla mole degli emendamenti: «Spero siano pochi e soltanto su temi veramente importanti» e che «prevalga il senso di responsabilità dei colleghi, considerando che siamo a ridosso della prima lettura, alla camera, della comunitaria 2011, e con il testo del 2010 accusiamo un insopportabile ritardo», che ha provocato più di un rimprovero di Bruxelles per le procedure d’infrazione aperte nei confronti dell’Italia. Unico probabile nodo che verrà al pettine, sfogliando i 24 articoli, sarà la questione delle concessioni demaniali marittime (art. 11): la norma, stralciata a giugno dal decreto sviluppo, fissa a 20 anni la soglia per l’usufrutto degli arenili. Un limite considerato troppo basso soprattutto dal partito della stessa relatrice, che ricorda le «critiche giustamente espresse da molti operatori balneari» del Settentrione. Ad ogni modo, un tentativo leghista di innalzamento del tetto delle concessioni dovrà sicuramente tener conto di un importante precedente: nei mesi scorsi, infatti, il Quirinale aveva bocciato l’ipotesi di elevare il limite a 90 anni. Sul via libera all’intero ddl, incalza infine Boldi, incombe la recentissima sollecitazione del ministro Annamaria Bernini, affinché i senatori approvino la comunitaria prima possibile, «per far entrare finalmente in vigore norme che sanano procedure d’infrazione».
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