ROMA – Si apre lo scontro tra Romani e Tremonti sui fondi per le tlc destinati ad evaporare con la legge di stabilità. Brucia il blitz con cui il ministero dell’Economia, stando alla bozza della legge di stabilità, ha dirottato al Tesoro l’intero extragettito da 1,6 miliardi dell’asta per le frequenze (una quota fino al 50% sarebbe dovuta restare alle tlc). Duro l’intervento con cui in serata Romani ha contestato la scelta contenuta nella bozza della legge: «Un grave danno per il settore e per l’Italia». Scintille quanto mai significative visto che proprio a Romani è stato affidato il coordinamento del provvedimento sullo sviluppo attraverso una serie di riunioni tra ministeri alle quali, va detto, finora non ha mai partecipato Tremonti (solo al primo incontro ha presenziato il sottosegretario all’Economia Luigi Casero). Romani è stato scelto dal premier come collante tra Governo e maggioranza nel tentativo di dare concretezza al Dl crescita e spingere il Tesoro ad abbandonare la linea del “costo zero” ma nello stesso tempo il ministero dello Sviluppo deve fare i conti, ancora una volta, con un blitz “velenoso” proprio dell’Economia. È già successo, infatti, che il ministero di via Venti Settembre dirottasse altrove risorse destinate originariamente alla banda larga, uno dei pallini di Romani e uno dei pochi dossier ancora pesanti gestiti dal suo ministero. Stavolta si cambia in corso la destinazione di circa 770 milioni (il 50% dell’extragettito dell’asta per le frequenze) smistandoli al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e all’istruzione. Oggi il confronto continuerà. Ieri, durante il breve Cdm durato 35 minuti, il dissenso e i malumori di diversi ministri sulla composizione dei tagli hanno contribuito a rinviare a oggi l’approvazione della legge di stabilità. Si cercherà in queste ore una mediazione in extremis. È in programma prima una riunione alla Camera tra i vari ministri, dopo la fiducia, poi alle 14 il nuovo Cdm per varare la legge di stabilità. Romani, in particolare, tornerà a difendere le tlc. Gli operatori telefonici – è la tesi – hanno investito complessivamente 4 miliardi per le frequenze della banda larga mobile consapevoli che, in base alla manovra di luglio, l’extragettito rispetto ai 2,4 miliardi già destinati al Tesoro sarebbe rientrato per metà al settore delle comunicazioni elettroniche. La banda larga inoltre, sostiene dati alla mano il ministero, è tra i principali volani di sviluppo: ogni aumento di 10 punti percentuali nella penetrazione del broadband, secondo la Banca mondiale, accelera la crescita economica di 1,38 punti. Internet veloce, però, non è l’unico cruccio del ministro Romani. Lo Sviluppo economico, su cui soffia la pressione dei sindacati che ieri hanno protestato nella sede chiedendo garanzie su operatività e riorganizzazione del dicastero (vacante il ruolo di capo di gabinetto), deve far fronte a un doloroso taglio da 2,3 miliardi per effetto della doppia manovra estiva. Di ieri la notizia che, per rientrare almeno in parte della riduzione, Romani punterebbe a ridurre di 340 milioni la disponibilità del Fondo di garanzia per le Pmi per l’anno 2012 (pari a 534 milioni). Il Fondo è lo strumento con il quale le imprese, attraverso la garanzia pubblica concessa alle banche o ai Confidi, possono accedere al credito con maggiore fluidità. Inevitabile dunque l’allarme che a caldo ha accomunato Abi, Confindustria, Rete Imprese Italia, Alleanza delle Cooperative. Sarebbe anche partita una lettera indirizzata al premier Silvio Berlusconi e i ministri Romani e Tremonti in cui si sottolinea che l’eventuale taglio, considerando l’effetto leva della garanzia, comporterebbe minori finanziamenti alle Pmi per circa 7 miliardi. Da diversi mesi, va anche detto, si discute sui meccanismi di funzionamento del Fondo di garanzia e sulla sua reale efficienza. Sono state formulate anche proposte per la sua revisione, ma la riduzione delle risorse ha comunque colto di sorpresa le imprese che temono contraccolpi sull’accesso al credito.
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