ROMA – La pressione fiscale in Italia «è elevata sia nel confronto storico sia in quello internazionale. Nel prossimo triennio è destinata a crescere ulteriormente per effetto delle misure di aumento delle entrate incluse nei provvedimenti di consolidamento dei conti pubblici approvati nel corso dell’estate». Ad affermarlo è il capo ricerca economica di Bankitalia, Daniele Franco, ascoltato ieri in commissione Finanze del Senato sulla riforma fiscale e assistenziale. Nel 2010 la pressione fiscale è stata in Italia superiore di quasi 3 punti a quella media degli altri paesi dell’area dell’euro e di 5,5 punti a quella registrata nel Regno Unito, ha spiegato Franco. In particolare il «peso della tassazione è elevato soprattutto sul lavoro». Per quanto riguarda l’analisi delle aliquote implicite sui redditi complessivi da lavoro, date dal rapporto fra il gettito fiscale e contributivo a carico di lavoratori e datori di lavoro e la massa retributiva, «nel 2009 il differenziale tra l’Italia e la media degli altri paesi dell’area dell’euro è stato di quasi 10 punti percentuali». Il dirigente di Bankitalia ha poi ricordato che la nota di aggiornamento del Def indica per il 2013 una pressione fiscale del 43,9 per cento; ma a tale valore occorre aggiungere una parte dell’effetto atteso dall’attuazione della delega, che è pari a 1 punto percentuale. Come conseguenza, l’incremento della pressione fiscale tra il 2010 e il 2013 sarebbe compreso fra 1,3 e 2,3 punti percentuali. Ma «tale livello sarebbe ancora maggiore se gli enti decentrati compensassero, anche solo in parte, la riduzione dei trasferimenti statali disposta con le manovre estive con aumento di imposizione a livello locale». Peraltro, dal punto di vista dell’efficacia della fiscalità su base locale, secondo Franco sarebbe necessaria una riflessione sull’opportunità di reintrodurre l’abitazione principale fra gli immobili soggetti a imposta, in particolare all’Ici. «Le imposte sulla proprietà immobiliare costituiscono il perno della fiscalità locale nella maggior parte dei paesi, poiché esiste un evidente collegamento fra la base imponibile (il valore dell’abitazione) e l’attività svolta dall’ente che riscuote il gettito». La possibilità per il contribuente di commisurare l’onere fiscale al beneficio ricevuto in termini di servizi pubblici locali, ha aggiunto, «rappresenta un importante incentivo a scelte di bilancio responsabili da parte degli enti». Un altro suggerimento riguarda l’applicazione della clausola di salvaguardia e la razionalizzazione delle agevolazioni fiscali. La raccomandazione di Bankitalia è di realizzare un intervento selettivo sulle tax expenditures, che tenga conto dell’impatto redistributivo: un taglio lineare di tutte le detrazioni e le deduzioni ai fini Irpef, previsto a regime dalla clausola di salvaguardia (pari al 20%) comporterebbe un incremento di aliquota di circa 2 punti percentuali per il contribuente medio (reddito complessivo di circa 19 mila euro); per un lavoratore dipendente con un reddito medio dichiarato da questa categoria di contribuenti (22 mila euro) l’aliquota salirebbe addirittura di 3 punti percentuali circa in presenza di coniuge e due figli a carico.
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