A voler pensare con i numeri, dieci anni di devolution equivalgono a mille ricorsi alla Corte costituzionale. Se si fa una media, cento impugnazioni all’anno. Segno che la riforma costituzionale del Titolo V in senso federalista non è stata un successo. L’aver scisso il potere legislativo in tre rami, quello di potestà esclusiva dello Stato, quello delle Regioni e aver infilato tra i due le materie concorrenti, in cui centro e periferia devono dire comunque la loro, è stata una mossa infelice. Ne sanno qualcosa i giudici della Consulta, chiamati sia da Roma sia dalla periferia a dirimere i confini delle competenze. E non è neanche da dire che la necessità di ricorrere alla Corte sia imputabile unicamente al primo periodo, quello in cui si è trattato di prendere le misure della novità. Perché sempre i numeri ci dicono che la litigiosità non accenna a diminuire: negli ultimi due anni sono aumentati del 33% i ricorsi dello Stato contro le regioni e del 16% quelli dei governatori contro Roma. La soluzione è riscrivere l’ambito delle materie di legislazione concorrente. Il Governo ha presentato un disegno di legge in questo senso. Improbabile, però, che possa essere portato in dono per questo decennale.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento