Non scompare, anzi rilancia. Sviluppo Toscana spa, la società di servizi che la Regione acquistò interamente nel maggio 2008 rilevando per 2,9 milioni il 51% da Sviluppo Italia con l’idea di accorparla con l’agenzia per le erogazioni in agricoltura Artea per creare un unico gestore di tutti i fondi pubblici, cambia strada. «L’ipotesi di fusione con Artea, avanzata nella scorsa legislatura, non è più all’ordine del giorno», spiega l’assessore alle Attività produttive, Gianfranco Simoncini. Ora la mission è stata ridefinita: «La Regione sta affidando a Sviluppo Italia nuove funzioni aggiunge Simoncini che ne accrescono il ruolo: non solo le istruttorie delle domande per accedere ai fondi comunitari Fesr, ma anche quelle relative al fondo Fas. E dall’ottobre scorso Sviluppo Toscana gestisce anche gli incentivi per favorire l’occupazione». Dunque la società con sede a Massa e 40 dipendenti, che si configura come inhouse e può operare solo per la Regione Toscana, si prepara a una nuova vita concentrata sull’attività istruttoria dei progetti che aspirano a contributi pubblici (eccetto quelli agricoli, gestiti da Artea, e le misure di garanzia, affidate a Fidi Toscana), dopo aver messo in secondo piano l’attività di creazione di imprese con fondi statali e di incubatore. Gli incubatori di Massa e Venturina per la verità ci sono ancora, anche se nel 2010 non sono arrivate nuove domande di insediamento “a causa della crisi economica” e sono fuoriuscite cinque imprese, col risultato che gli spazi restano sottoutilizzati: il 46% a Massa (con 19 imprese) e il 43% a Venturina (con 11 imprese), per un totale di 103 addetti impiegati nelle due sedi. «Gli incubatori apportano un patrimonio immobiliare rilevante, che ha un valore di circa 10 milioni di euro spiega Geris Musetti, amministratore unico di Sviluppo Toscana e che potrà essere venduto solo a partire dal 2015. Ma oggi l’attività di incubazione non è più la nostra missione, così come la creazione di imprese con fondi statali. Piuttosto siamo concentrati sulla gestione dei fondi comunitari e dei contributi regionali, attraverso procedimenti gestiti interamente online». Il fatto che la fusione tra Sviluppo Toscana e Artea prevista nel piano di riorganizzazione dell’ex Giunta Martini, ma non in quello del presidente Enrico Rossi non sia più all’orizzonte è legato anche alla possibilità, spiegano dagli uffici regionale, che l’Unione europea imponga la distinzione tra il soggetto che valuta e istruisce i progetti finanziati da fondi comunitari e quello che svolge le funzioni di organismo pagatore. La prospettiva non è ancora chiara, spiegano in Regione, ma nell’attesa è meglio non rischiare. Sviluppo Toscana nel 2010 ha chiuso con un leggero utile (8.000 euro contro i 76.700 dell’anno precedente) e con un valore della produzione di 3,6 milioni (+18,7%). Il costo del lavoro è salito del 21,4% a 1,6 milioni. «Essendo una spa abbiamo tutti i vantaggi di flessibilità della gestione civilistica spiega l’amministratore e possiamo rendere subito operativi i contratti fatti con la Regione. In pratica, abbiamo un’efficienza privata nella gestione dei servizi». Per quest’anno, la società sta attuando il piano di attività predisposto dalla Giunta regionale che abbraccia l’assistenza alle linee di intervento e ai procedimenti previsti dal Fesr 20072013, Prse 20072010, Fas 20072013 e di altri programmi minori.
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