Le tasse già pianificate per il prossimo anno potrebbero non bastare. Il rischio di sforamento del patto di stabilità, stando così le cose, potrebbe abbondantemente superare i 500 milioni (fino ad arrivare, nell’ipotesi più pessimistica, a 700 milioni). E così il Comune di Milano interverrà ancora, bruscamente, sull’Irpef: allo studio c’è già un’addizionale comunale a quota 0,8%, il massimo consentito, dopo aver già introdotto una prima aliquota da 0,2 la scorsa estate, dopo 20 anni in cui a Milano l’addizionale comunale non esisteva affatto (unico caso italiano fra le grandi città). Dalla super Irpef Palazzo Marino dovrebbe riuscire ad incassare 180 milioni, in grado di compensare l’Ici seconda casa, per il momento bloccata. Oggi, con lo 0,2%, ne incassa 45. La questione intorno all’imposta sugli immobili è infatti cruciale per determinare gli equilibri contabili della pubblica amministrazione milanese. La normativa nazionale attuale mantiene il congelamento dell’Ici deciso nel 2008. Fino a pochi mesi fa i Comuni italiani speravano nella possibilità di tornare a manovrare l’imposta, ma oggi nulla fa pensare ad un cambiamento. In assenza di Ici, dunque, l’Irpef deve necessariamente crescere. Teoricamente da una nuova tassa sul mattone la giunta Pisapia sperava di recuperare 55 milioni (oltre ai 300 che già incassa), pertanto per compensare il mancato gettito Ici sarebbe bastato un scatto Irpef pari a 0,6 percento. Tuttavia, considerando che il prossimo anno il rosso potrebbe essere ancora più profondo, la giunta pensa già di portare l’imposta sul reddito al massimo consentito. Nemmeno l’aumento già previsto del 25% della Tarsu (il cui gettito passerà da 200 a 250 milioni) sarà infatti sufficiente. Nel 2012 mancheranno infatti 100 milioni di trasferimenti statali, il saldo di risparmio del patto di stabilità sarà di 165 milioni in più e all’orizzonte non c’è nessuna deroga per gli investimenti pianificati per l’Expo 2015 (tra cui le metro 4 e 5). Le due manovre di luglio, cioè l’addizionale Irpef a 0,2 e il taglio alle spese da 50 milioni, non sono state dunque sufficienti a garantire le casse comunali; anzi, sono appena servite a dare un po’ di fiato ai conti del 2011. Eppure, fino allo scorso giugno, nessuno aveva sentore di quanto stava accadendo. La situazione contabile non era probabilmente mai emersa con chiarezza. La corsa alle tasse è però evidentemente l’ultimo capitolo di un percorso iniziato almeno 5 anni fa. Tra il 2006 e il 2011 lo stock del debito è passato da 3,656 miliardi a 4,380 miliardi (+17%). Interessante è sapere il costo del rimborso: 245 milioni all’anno, tra interessi passivi e restituzione del capitale. Ad essere esplosi, in particolare, sono i pagamenti in conto capitale, passati dai 400 milioni del 2006 ai 633 milioni del 2011 (+38%). Questo indicatore è segno di una certa vivacità negli investimenti, ma anche, segnalano i tecnici comunali, frutto della richiesta di chiusura anticipata di alcuni cantieri minori (soprattutto durante il periodo elettorale). Ovviamente, la chiusura anticipata prevede pagamenti aggiuntivi. A peggiorare la situazione sono stati i 68 milioni di pagamenti ai fornitori congelati e rinviati dal 2010 al 2011, passati quindi come eredità dalla giunta Moratti alla giunta Pisapia. Complessivamente durante l’ultimo quinquennio il rapporto fra entrate e uscite correnti sono state particolarmente sbilanciate: le entrate sono aumentate del 2,8%, mentre le spese dell’8,3 percento, e se non ci fosse stata la manovra correttiva di luglio queste ultime avrebbero visto un incremento del 12,2 percento. Le spese correnti, quelle cioè necessarie al funzionamento della macchina comunale e dei servizi garantiti ai cittadini, sono state compensate con incassi straordinari, derivanti da dividendi e vendite straordinarie. Per il 2011 erano stati infatti messi nel bilancio previsionale 83 milioni da A2a, 160 milioni da Sea e 170 milioni dalla vendita del 18,6% di Serravalle (non riuscita, con due bandi andati deserti e una base d’asta passata intanto da 170 a 145 milioni). Per quanto riguarda l’Atm, erano previsti 50 milioni, ma alla fine ne arriveranno solo 20 perché la parte restante era stata anticipata per saldare i conti del 2010. Nel frattempo i fondi immobiliari (130 milioni circa) non sono stati venduti e gli oneri di urbanizzazione hanno portato alle casse comunali, nel 2011, solo un centinaio di milioni, contro i 170 previsti (di cui 40 milioni derivanti dal condono edilizio), un po’ a causa della crisi in atto e un po’ per il fatto che il Pgt è stato bloccato.
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