Agli enti locali ci pensa Monti

Riordino province, mini-comuni, fisco, opere, concorrenza

Italia Oggi
18 Novembre 2011
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Riduzione delle sovrapposizioni tra enti, spinta alla gestione integrata dei servizi nei piccoli comuni, riordino delle competenze delle province (ancor prima di pensare a una loro eliminazione), dietrofront sull’abolizione dell’Ici prima casa («un’anomalia» tutta italiana). E ancora, armonizzazione dei bilanci delle p.a., dismissioni immobiliari da avviare in tempi brevi, maggiore coinvolgimento dei privati nella realizzazione di infrastrutture attraverso il project financing, eliminazione di tutti i vincoli che a livello locale limitano la concorrenza nel settore dei servizi pubblici locali. E’ ancora presto per dire che il governo presieduto da Mario Monti sarà amico degli enti locali. Ma di certo, a giudicare dai tanti riferimenti alle autonomie contenuti nel discorso programmatico sui cui ieri ha ottenuto la fiducia al senato, il governo presieduto dall’ex commissario Ue si candida a essere quantomeno un esecutivo attento alle loro istanze. E lo dimostra la decisione annunciata dal presidente del consiglio di tenere per sè la delega sugli affari regionali. Una scelta motivata dalla «consapevolezza condivisa che il lavoro comune con le autonomie territoriali debba proseguire e rafforzarsi nonostante le difficoltà dell’agenda economica», ha detto Monti. I comuni, dopo anni di rapporti difficili con Giulio Tremonti, dopo tagli e manovre imposte dall’alto e non concertate, sembrano non credere alle loro orecchie. «E’ un primo atto concreto che conferma la nostra fiducia nell’operato dell’esecutivo: un atto che testimonia una attenzione non di facciata, ma sostanziale e per la quale da parte nostra siamo pronti a mettere in campo tutte le nostre proposte per contribuire al risanamento dei conti ed al rilancio dell’economia», ha commentato il presidente dell’Anci, Graziano Delrio. E anche dalle province, che restano ancora fortemente candidate a scomparire (Monti ha detto testualmente che, dopo aver riordinato le competenze provinciali con legge ordinaria, «la prevista modifica della Costituzione potrà completare il processo, consentendone la completa eliminazione, così come prevedono gli impegni con l’Europa») sono giunti segnali distensivi. «L’ho ringraziato per la serietà con cui ha affrontato il tema», ha dichiarato il presidente della provincia di Torino, Antonio Saitta, che si è detto disponibile «insieme all’ufficio di presidenza dell’Upi per ogni contributo di riflessione che il governo ritenga utile». Nel discorso del premier nessun accenno alla modifica del patto di stabilità e allo sblocco dei residui, il tesoretto che gli enti hanno in cassa e non possono spendere a causa dei vincoli contabili. Sul Patto le speranze dei sindaci sono riposte in Piero Giarda, neoministro per i rapporti con il parlamento, che non ha mai fatto mistero (da ultimo alla scorsa assemblea Anci di Brindisi) di gradire un meccanismo «di sola cassa che non consideri entrate e uscite connesse ai movimenti sulle attività finanziarie, entrate per compartecipazione ai tributi e tutti i trasferimenti da e per altri livelli di governo». Quanto ai residui, il cui sblocco, seppur parziale, è sempre stato stoppato da Tremonti, i comuni dovranno vedersela con il neopremier, titolare dell’interim all’economia. Ma Monti sa già che, se dovesse decidere di assegnare ai comuni un po’ di ossigeno per pagare imprese e fornitori (con benefici effetti anticiclici), potrebbe contare su un sostegno parlamentare allargato. La Lega, che vanta un nutrito drappello di sindaci, è sempre stata sensibile al tema. E Roberto Maroni l’ha

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