Un numero: 281. È quanto vale la fiducia che il Senato ha dato ieri a Mario Monti. E questo equivale a tutte le forze politiche tranne i 25 no che sono arrivati dai leghisti. Oggi sarà la Camera a votare e sancire la nascita ufficiale del nuovo Governo. Che ha già un pacchetto di misure annunciate, alcune urgenti, come ha detto lo stesso neo premier annunciando a breve una correzione dei conti. Un programma in «due tempi» che subito metterà mano al primo dei principi a cui si ispira – «il rigore di bilancio» – poi toccherà alla «crescita ed equità». È stato un discorso molto chiaro, senza ambiguità, quello di Monti che ha prospettato interventi in larga misure attesi: ripristino dell’Ici, intervento sui costi della politica, sul sistema previdenziale e sul mercato del lavoro oltre che sul fisco. Ma è nella replica a Palazzo Madama che il neo premier ribatte a una delle accuse che con più frequenza gli vengono rivolte: rappresentare i poteri forti. E con orgoglio rivendica la sua storia: «Per quanto riguarda l’atteggiamento del Governo nei confronti dei poteri forti, delle multinazionali o superpotenze in Usa o Europa permettetevi di rassicurarvi: le nostre modeste storie personali parlano in questo senso. Quando ero commissario Ue non sono sicuro che le multinazionali mi abbiano colto come un loro devoto e disciplinato servitore». Come dire, ho una storia personale che parla di me più dei sospetti. E, visto che c’è, scaccia anche l’altro, quello di essere un tecnocrate che vuole mettere in subordine la politica: «Al contrario sono ossequioso del primato della politica». L’espressione che usa per targare il suo Esecutivo è di «impegno nazionale per riscattare l’Italia» spera che riconcili i «cittadini alle istituzioni» e aiuti la politica a «superare una fase molto dialettica». In tribuna c’è sua moglie con i due figli ad ascoltarlo e c’è anche Gianni Letta. Monti comincia con un grazie: al capo dello Stato, a Renato Schifani e a Silvio Berlusconi «nel facilitare la mia successione a lui». E subito arriva al dunque. «Valuteremo piena attuazione manovre estive e poi ulteriori correttivi». E dice «ineludibili» i tagli ai costi della politica auspicando una nuova «sobrietà» e annunciando poi una spending review per Palazzo Chigi. Le province, per anni campo di ping pong della politica, verranno subito «riordinate con legge ordinaria, poi anche per via costituzionale». Poi le pensioni e, del resto, il ministro del Welfare – Elsa Fornero – è un nome e un programma. «Ripetuti interventi hanno reso il sistema tra i più sostenibili, la nostra età pensionabile di vecchiaia è superiore a quella di tedeschi e francesi ma il nostro sistema pensionistico rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra generazioni e categorie di lavoratori, con aree di ingiusti privilegi». L’intervento sarà quindi sulle anzianità. Capitolo secondo, il fisco. Primo target è colpire l’evasione anche «abbassando la soglia dell’uso del contante» e questo non solo per «aumentare il gettito ma per abbattere, in futuro, le aliquote». La novità vera è però il ritorno dell’Ici «l’esenzione sull’abitazione principale è una anomalia nel confronto internazionale» mentre sarà avviata «riduzione del peso delle imposte e contributi che gravano sul lavoro e sulla produzione, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà». E si arriva all’altra spina per i partiti, soprattutto di centrosinistra (l’Ici lo è per il centrodestra). «Con il consenso delle parti sociali dovrà essere riformato il lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono troppo tutelati e altri privi di tutele e assicurazioni». Una riforma che riguarderà i nuovi contratti «non quelli già in essere» e contestualmente si penserà a una riforma degli ammortizzatori sociali perché «c’è da affrontare una crisi ma cercando di evitare le angosce». E poi l’accentuazione del decentramento contrattuale «su cui sindacati e imprese hanno già lavorato». Infine la sua specialità: concorrenza e liberalizzazioni e l’annuncio di un nuovo calendario di dismissioni del patrimonio immobiliare. Capitolo a parte – e speciale – è «una tassazione speciale» per favorire l’ingresso delle donne al lavoro e la priorità ai giovani. L’Europa è invece il contesto in cui ci muoviamo, quello che ci lega agli altri Paesi in un vincolo di reciprocità. «Non esiste un noi e un voi, noi siamo l’Europa», scandisce Monti che promette un «riposizionamento, psicologico e politico, del nostro Paese nell’Ue, perché l’euro dipende anche da ciò che faremo noi e la sua fine vorrebbe dire la disgregazione dell’Europa». Nella replica tocca il tasto “federalismo”: aveva parlato di questione meridionale e settentrionale ma poi precisa che vigilerà «sull’attuazione del federalismo fiscale». Oggi il test alla Camera dove ripeterà «la mia missione non è semplicissima ma forse è per questo che sono qui».
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