Tempi sempre più lunghi. Sono quelli che devono sopportare le imprese italiane prima di ricevere il saldo per le forniture alla Pa. Una situazione che si sta aggravando. È lo scenario che emerge dall’inchiesta del Sole 24 Ore tra alcune associazioni imprenditoriali, che lamentano un monte crediti della Pa verso le imprese di 34,6 miliardi, poco meno della metà rispetto alla stima di circa 70 miliardi fatta da AbiConfindustria. E nell’ultimo biennio, a dirlo è una ricerca di Unioncamere Lombardia, per quasi un’impresa su due c’è stato un peggioramento dei ritardi. Per l’industria delle costruzioni che fa capo ad Ance ora il saldo, in media, arriva dopo 240 giorni contro i 218 del 2010. E non mancano casi in cui sono stati superati i due anni di attesa. Per quanto riguarda il monte crediti quello relativo ai soli Comuni, secondo i dati dell’Anci, è di circa 10 miliardi. La principale causa di questi tempi di attesa viene individuata nel Patto di stabilità interno, che blocca la spesa degli enti. I fornitori di opere specializzate per le costruzioni e di impianti, prodotti e servizi (Finco) invece attendono circa 200 giorni con sofferenze dirette stimate in 900 milioni. Più difficile quantificare quelle indirette quando, per esempio, l’attività viene svolta per incarico di un general contractor. Caso frequente in un settore dove i ritardi seguono un effetto domino che penalizza le società più piccole. È l’esempio che viene dall’Associazione costruttori acciaio italiani (Acai). «Per chi lavora in subappalto si aggiungono uno o due mesi dal pagamento della Pa al capo commessa» segnala Marco Perazzi, segretario generale dell’Acai. Alla piaga del blocco dei pagamenti non sfuggono nemmeno i fornitori di servizi innovativi e tecnologici. Nel 2010 hanno incassato, secondo le stime dell’associazione confindustriale, in media dopo 248 giorni, un quarto in più di quanti ne servivano nel 2005. Relativamente migliori le scadenze rilevate da Assintel: dopo il deterioramento visto negli ultimi dodici mesi si incassa a sette mesi dai sei del 2010 e dai quattro mesi del 2005. Per le piccole e le micro imprese artigianali il fenomeno dei mancati pagamenti della Pa rappresenta, secondo l’ufficio studi di Confartigianato, un onere aggiuntivo stimato in oltre un miliardo. È febbre alta del credito per chi è in rapporti d’affari con la sanità pubblica: qui la media è dieci mesi di attesa. Si è infatti aggravato il trend secondo Assobiomedica (tecnologie diagnostiche, biomedicali e servizi), che stima in ben 5,4 miliardi il totale dei crediti in standby. In Campania, sempre secondo i dati dell’associazione, la situazione più critica: lo scoperto raggiunge il 17% del totale e prima di ricevere il saldo devono passare 790 giorni. Dalla Regione Calabria il dato da Guinness dei primati: lo scorso settembre il ritardo era di 940 giorni contro gli 813 del 2010. Mentre dopo un ciclo favorevole per le imprese di Farmindustria la tempistica ora vede un costante deterioramento. Dal dicembre 2009, quando la media si era attestata a “soli” 201 giorni, i ritardi hanno ripreso quota, per arrivare ai quasi nove mesi dello scorso settembre e con 4 miliardi di crediti verso lo Stato. «Nell’ultimo trimestre si è visto un allungamento dei tempi di 30 giorni e oggi il ritardo tocca i nove mesi, mentre negli ultimi tre anni la media era di 240 giorni precisa Alessandro Trapani, presidente di AssoSistema, cui aderiscono 135 imprese con circa 4,2 miliardi di ricavi e 35mila dipendenti, che aggiunge . Certo sul nostro comparto pesano ben 500 milioni di crediti nei confronti della Pa». Nello scacchiere della sanità gli associati alla Fifo (forniture ospedaliere), che aderisce a Federsalute Confcommercio, invece attendono il saldo di ben 5,4 miliardi. «Il ritardo per le imprese della Fifo in media si aggira intorno ai 10 mesi spiega Alberto De Santis, presidente di Federsalute , ma nel caso dei soci della Anaste, strutture per la terza età, la media tocca i 15 mesi con eccezioni come i 90 giorni dell’Emilia Romagna o i sei mesi di Veneto e Toscana». Per le forniture alle farmacie pubbliche (Assofarm) si tocca l’anno di attesa, gli audioprotesisti, con crediti per 350 milioni, spaziano dai tre mesi delle province di Trento e Bolzano, i 200 giorni nel Piemonte, segnala il presidente De Santis, ma la maglia nera dei 9001.000 giorni va ancora una volta al CentroSud. In questo scenario può sembrare quasi invidiabile la situazione della ristorazione collettiva dove, fanno sapere dalla Fipe, i ritardi sembrano stabilizzati sui 7 mesi nel caso dei rapporti con la sanità e sui 5 mesi con quelli dell’istruzione. Di fronte all’aggravarsi della situazione le imprese con crediti verso la Pa hanno intensificato il ricorso al factoring. A settembre ammontavano a 12,6 miliardi i crediti di questo tipo gestiti dal sistema che fa capo ad Assifact. «In dieci anni è triplicato il montante dei crediti verso la Pa gestito dagli associati precisa Alessandro Carretta, segretario generale della Assifact e ora rappresentano circa il 32% del totale contro il 16% del 2001».
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