Usate l’autobus, il tram, la metropolitana o il treno regionale per andare al lavoro, al mercato, a scuola, all’università? Se il nuovo Governo non trova entro un mese la bella cifra di un miliardo e mezzo di euro, da gennaio rischiate di doverli attendere più a lungo alla pensilina o sulla banchina, perchè la frequenza delle corse è stata ridotta. O peggio, potreste essere costretti a tornare all’automobile, al motorino, alle gambe, perchè il servizio di trasporto pubblico è stato soppresso. Da un paio d’anni le risorse necessarie a tenere in movimento i mezzi di trasporto collettivi vengono decurtate dalle manovre estive, per poi ricomparire, dopo le grida d’allarme di enti locali, aziende, sindacati e cittadini, nelle leggi di spesa autunnali o di fine anno. Con l’effetto che per Regioni, Province e Comuni diventa complicato programmare i servizi, non sapendo per tempo su quali somme contare. A dire il vero, proprio per fronteggiare il calo dei trasferimenti e l’incertezza sulla loro effettiva disponibilità, nell’ultimo anno molte amministrazioni locali hanno rivisto le reti su gomma, per cancellare sovrapposizioni di corse e rendere più efficiente il servizio, e hanno aumentato i prezzi di biglietti e abbonamenti. Ma quest’anno l’allarme è ancora più rosso: l’ex ministro agli Affari regionali, Raffaele Fitto aveva promesso che i fondi sarebbero stati reintegrati con la legge di stabilità, che introduce anche norme di liberalizzazione del trasporto locale più stringenti che in passato. Invece, la maggiore concorrenza è rimasta mentre l’aumento degli stanziamenti è saltato, probabilmente perché senza copertura. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, nel l’augurare buon lavoro al nuovo presidente del Consiglio e nell’esprimere soddisfazione perché ha tenutoper sè la delega degli Affari regionali, ha rimarcato la «necessità di un intervento più equilibrato sul trasporto locale, che ha subito un taglio del 75%, visto che del miliardo e 900 milioni necessari, ne sono stati stanziati solo 400». Errani ha inviato a Mario Monti una lettera per chiedere un incontro urgente su sette grandi temi, il primo dei quali è proprio il trasporto locale: «La situazione di emergenza che sta attraversando – si legge – richiede misure urgenti che consentano l’erogazione alle Regioni delle risorse disponibili per il 2011 e la fiscalizzazione delle risorse per l’anno 2012, in modo da garantire un quadro finanziario certo già a partire dal prossimo anno. Contemporaneamente è necessario costruire un’intesa tra Governo, Regioni, Comuni, organizzazioni sindacali e associazioni datoriali per la riorganizzazione e ristrutturazione dell’intero sistema del Tpl». All’appello manca, in particolare, il miliardo e mezzo di euro per pagare i contratti di servizio stipulati dalle Regioni con Trenitalia per i treni dei pendolari. L’amministratore delegato delle Fs, Mauro Moretti, ha fatto sapere, anche ai sindacati, che se la situazione non si sbloccherà sarà costretto ad interrompere i collegamenti. Per evitare un impatto disastroso sul conto economico del gruppo: i contributi per i servizi regionali costituiscono circa un terzo del fatturato complessivo. Solo l’Emilia Romagna del presidente Errani nel bilancio preventivo 2012 ha confermato per bus e treni i 400 milioni del 2011: «Abbiamo tenuto ferma questa priorità a scapito di viabilità, edilizia e agricoltura». La Liguria, viceversa, ha dovuto alzare le braccia e annunciare per l’anno prossimo il taglio di 10 treni al giorno il sabato, la domenica e i festivi e il rincaro del 10% della corsa semplice e del 5% degli abbonamenti. «Ma se non arrivano le risorse promesse – avverte l’assessore Enrico Vesco – dal primo aprile dovremo ridurre i convogli del 3540 per cento». La scelta della Toscana è razionalizzare le reti con la gara unica regionale: «avremo magari un numero più contenuto di bus ma corse e percorsi più mirati sulle esigenze dei cittadini», spiega l’assessore Luca Ceccobao. Allarmato l’assessore della Lombardia, Raffaele Cattaneo: «Garantire le risorse è condizione imprescindibile non solo per la mobilità ma per il rilancio e la crescita». «Il trasporto collettivo – così l’ultimo appello del presidente delle Spa pubbliche di Asstra, Marcello Panettoni – permette di abbattere la bolletta pubblica delle famiglie, visto che un’auto privata consuma venti volte più di un autobus, ridurre le emissioni ed evitare la congestione da traffico».
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