Sarà un compito particolarmente gravoso per le regioni far quadrare i conti dell’acquisizione o del trasferimento ai comuni delle funzioni svolte dalle province. Il decreto legge n. 201/2011 un po’ troppo sbrigativamente liquida il problema del trasferimento delle competenze limitandosi a prevedere che «lo stato e le regioni, secondo le rispettive competenze, provvedono altresì al trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali per l’esercizio delle funzioni trasferite». Non si affronta, infatti, il problema rilevantissimo delle entrate tributarie e proprie delle province, strumento fondamentale per il finanziamento delle funzioni oggetto del trasferimento. Occorre necessariamente una legge statale che stabilisca quale debba essere il nuovo titolare del gettito dei tributi provinciali, se la regione o i comuni. Si apre una difficilissima opera, allora, di coordinamento nella traslazione delle competenze, perché nel territorio nazionale la distribuzione delle funzioni e, conseguentemente, delle risorse per finanziarle, potrebbe essere molto diversificata. Una soluzione potrebbe consistere nell’attribuire solo alla regione tutte le entrate tributarie provinciali. A parte l’immane conseguenza sulla modulistica e la procedura di riscossione che ciò determina, laddove le regioni stabilissero di attribuire tutte o parte delle funzioni ex provinciali ai comuni, si creerebbe una finanza locale derivata di livello regionale complicatissima, anche perché occorrerebbe definire criteri, totalmente assenti, di stretta connessione tra le entrate delle province e le funzioni da esse gestite. L’impresa è quanto mai ardua, perché la gran parte delle entrate provinciali sono derivate e provengono proprio da trasferimenti regionali, alcune dallo stato (per esempio i fondi per i servizi per il lavoro) e per il resto dai tributi, i quali non sono specificamente legati all’erogazione di particolari servizi. L’imposta provinciale (ma tale non dovrà più essere_) sulle trascrizioni remunera indifferenziatamente i tanti e molto disomogenei servizi resi dalle province. Determinare quali quote possano connettersi a funzioni attribuite ai comuni e, così, garantirne il finanziamento pieno, sarà un’opera sostanzialmente arbitraria, connotata dal forte rischio di lasciare deficitari i bilanci delle regioni o dei
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento