Liberalizzazioni esplosive. Se saranno confermati i contenuti della bozza di decreto legge che sta circolando in queste ore (si vedano altri articoli da pag. 23), saranno molte le posizioni dominanti che salteranno a breve. Il governo Monti è deciso a eliminare i paletti che insistono sull’accesso alle professioni, come quella di farmacisti e notai, ma anche a rimettere mano a trasporti ferroviari e reti stradali, e poi a liberalizzare la scontistica per tutti i prodotti commerciali e i servizi di notifica a mezzo posta.
E non è finita. Nel decreto, atteso per il consiglio dei ministri del prossimo 20 gennaio, spunta anche un’authority sulla concorrenza nelle regioni che fa da preludio a un vero commissariamento dei poteri locali. Le reazioni degli interessati si sono già fatte sentire. E minacciano fuoco e fiamme. Tanto che alcune voci di governo ieri sera invitavano alla cautela sulla bozza, il decreto ufficiale potrebbe essere diverso. Il dossier è nelle mani il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, e del sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà. Al momento l’articolato prevede che si istituisca presso Palazzo Chigi «una struttura organizzativa che svolge funzioni di tutela e di promozione della concorrenza nelle regioni e negli enti locali e di tutela dei consumatori». Insomma, una vera authority, anche se non costerà un euro alle casse dello stato. La struttura dovrà fare il monitoraggio della normativa regionale e locale e inviduare le disposizoni contrastanti con la concorrenza. Nel caso di violazioni, assegna all’ente locale un termine entro cui correggere l’intervento incriminato, da appalti a norme sugli esercizi commerciali. Se l’ente non adempie, con decreto del presidente del consiglio dei ministri si potranno esercitare i «poteri sositutivi di cui all’artioclo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131». Si tratta di poteri che la Costituzione limita ai casi «di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali». La nuova autorità potrà anche individuare le privatizzazioni dei servizi locali da fare. Vasco Errani, presidente della conferenza delle regioni e governatore dell’Emilia Romagna, ha già messo sull’avviso il governo: poteri sostitutivi non potranno essere tollerati. «Prima di intervenere sulla materia, sarebbe ben che il governo si confrontasse in conferenza, si può garantire la concorrenza diversamente», spiega Vito De Filippo, presidente della regione Basilicata.
Minato anche il terreno delle pompe di benzina: il decreto cancella per legge l’esclusiva, imposta per contratto dai produttori o rivenditori ai gestori dei punti vendita, nella misura eccedente il 50% della fornuitura pattuita. Obiettivo: avere più marchi alla pompa per favorire prezzi più bassi a vantaggio dei consumatori. Conclusioni che vengono smentite da Franco Ferrari Aggradi, presidente di Assopetroli. «I rispami stimabili con questa norma sono astratti e comunque risibili, visto che il 90% del prezzo alla pompa è determinato da accise e materia prima. Quello che invece è certo è che in questo modo il governo condanna al default migliaia di aziende che hanno investito sui punti di distribuzione, concedendoli in comodato d’uso graduito a gestori terzi a patto però dell’esclusiva. Ora metà dell’esclusiva salta per legge, ma non i costi che continuano ad essere a nostro carico», dice Aggradi, «per non parlare poi della possibilità che i gestori possano riscattere le pompe a un prezzo che è da svendita». Sarà libera, in tutti i distributori, la vendita di giornali, caramelle e tabacchi, in generale di «ogni bene e servizio».
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