Abbassare i prezzi, aumentare lo stipendio netto e rilanciare i consumi. È il triplete che il governo spera di assicurare alle famiglie italiane con il decreto liberalizzazioni in arrivo oggi a Palazzo Chigi. Al punto da averlo messo nero su bianco nella relazione introduttiva all’ultima bozza di Dl. Citando uno studio di Bankitalia, l’esecutivo ritiene che nel lungo periodo i consumi e l’occupazione possano crescere dell’8% laddove i salari reali (intesi come la differenza tra la retribuzione e l’inflazione) potrebbero aumentare addirittura del 12 per cento. E ciò grazie agli interventi di apertura del mercato in materia di energia, carburanti, trasporti, mutui, assicurazioni e farmacie. Proprio da quest’ultimo punto conviene partire per provare a illustrare i vantaggi che, per ora in maniera solo ipotetica, i nuclei familiari sparsi lungo lo Stivale potrebbero portare a casa. Il provvedimento messo a punto dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, e dal sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà, aggiunge alla liberalizzazione parziale dei medicinali di fascia C (cioè senza ricetta) disposta dalla manovra di Natale – e che già di suo dovrebbe comportare un abbassamento dei prezzi per il semplice fatto di poterli acquistare presso i parafarmacisti e la grande distribuzione – la possibilità per le farmacie di concedere extrasconti su tutte le medicine, anche se di fascia A, purché non rimborsate dallo Stato. Qui giungono in soccorso i numeri della relazione governativa. Dai 73 milioni di risparmi conseguiti l’anno scorso si potrebbe salire a 182 se la quota di vendite fuori farmacia salisse al 30% e se, contestualmente, tutti i farmacisti applicassero uno sconto medio del 7 per cento. Ma i benefici potrebbero essere anche di altro tipo. Ad esempio la facilità di trovare un corner aperto vista la flessibilità su orari e turni concessa ai gestori e l’aumento dei punti vendita determinato dalla riduzione a 3mila abitanti del “quorum” di popolazione previsto per l’apertura di una farmacia a fronte dei 5mila e 4mila attuali. Il calo dei prezzi non dovrebbe interessare solo i medicinali. Accanto alla semplificazione delle «vendite abbinate», che riguarderà tutte le categorie merceologiche, il decreto interviene su diversi settori. Con lo scopo dichiarato di calmierare il costo per i cittadini e, dunque, arrestare la corsa dell’inflazione. Si pensi all’energia e, in particolare al gas. Se i vantaggi dello scorporo della rete Snam dall’Eni sono ancora tutti da verificare, visto che sarà un Dpcm a stabilire come e quando avverrà la separazione, decisamente più immediati potrebbero essere i risparmi prodotti dal nuovo meccanismo di calcolo delle tariffe di «maggiore tutela». L’Authority per l’energia li dovrà infatti rideterminare ogni tre mesi non sulla base dei contratti a lungo termine, per loro natura più cari, bensì su quelli spot, dal prezzo più favorevole. Ma anche la bolletta della luce potrebbe ridursi di qualche euro se l’accelerazione della revisione della Borsa elettrica caldeggiata dal Dl diventasse veramente realtà. Altro obiettivo esplicito del governo è rendere più semplici e possibilmente meno dispendiosi gli spostamenti dei cittadini. Non tanto quelli in treno o autobus – che per vedere calare i prezzi di biglietti dovranno prima veder arrivare a regime il sistema delle gare su cui sovrintenderà l’Authority – quanto quelli in macchina. Per arrestare l’aumento subito dalle tariffe dell’Rc auto nonostante i ripetuti tentativi di aumentare la concorrenza, l’ultima bozza di Dl prevede uno sconto della polizza per gli automobilisti che decidano di installare a una “scatola nera” capace di registrare gli stili di guida e dimostrare le eventuali responsabilità in caso di incidente. E sempre in tema di assicurazioni va registrato l’obbligo per gli intermediari di sottoporre al cliente tre diversi contratti per rendere confrontabili prezzi e condizioni contrattuali. Anche se sembra abbastanza utopico che un assicuratore scelga il confronto con polizze più convenienti rispetto alla propria anziché più care. Quanto meno difficile appare poi che la liberalizzazione dei carburanti abbia un impatto diretto e immediato sui prezzi alla pompa. Gli interventi in agenda non mancano: si va dalla chance per i gestori degli impianti di distribuzione, che siano titolari anche della relativa autorizzazione petrolifera, di rifornirsi liberamente da qualsiasi produttore o rivenditore all’eliminazione dei limiti per i selfservice fuori dai centri abitati, fino alla possibilità di vendere oltre ai carburanti anche alimenti, bevande e giornali. Ma non è detto che queste misure siano sufficienti a far calare la corsa verso l’alto dei costi di un pieno. Anche perché, come evidenziato ieri su questo giornale, il 59% del prezzo al litro deriva da accise e imposte e il Dl non alleggerisce affatto il peso fiscale. Novità infine sono attese anche alla voce banche. Prima di tutto un calmiere alle commissioni sui prelievi bancomat. Poi i mutui: all’atto della stipula gli istituti di credito non potranno più vendere in abbinata una solo polizza vita come fanno oggi ma dovranno sottoporre al cliente due diversi preventivi di due gruppi assicurativi distinti. E poi sarà lui a scegliere. Laddove potrebbe essere più diretto per le famiglie il beneficio assicurato dalla nascita del conto corrente “base”. Che tuttavia non sarà immediata dal momento che i suoi connotati saranno definiti da un successivo decreto dell’Economia.
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